RICORDANDO LE PARALIMPIADI

Quando determinazione e volontà la fanno da padroni

Abbiamo ancora nelle orecchie le urla di gioia di tutta l’Italia per la vittoria nella finale del campionato europeo di calcio, abbiamo ancora negli occhi le immagini dell’Olimpiade di Tokyo, che si sono concluse con un ragguardevole bottino di medaglie conquistate dai nostri atleti, abbiamo il cuore che ci palpita ancora per la vittoria nella finale del Campionato europeo di Pallavolo femminile e ancora possiamo ricordarci i recenti sussulti per i trionfi di altri nostri atleti che hanno partecipato ai Giochi delle Paralimpiadi a Tokyo 2020, disputate quest’anno causa del Covid-19.  

L’Italia non solo si è fatta onore in questa particolare competizione mondiale, ma ha vinto così tante medaglie, ben 69, da superare abbondantemente quelle ottenute in Brasile a Rio de Janeiro 2016 (allora furono 39: 10 ori, 14 argenti e 15 bronzi). Ci siamo piazzati al nono posto con 69 medaglie: 14 ori, 29 argenti e 26 bronzi.

Da notare che l’Italia ne ha conquistate 11 in meno della ottava Nazione, ma ben 50 in più della decima.

Questi i dati tecnici di un’Olimpiade che sicuramente rimarrà sia negli annali sia nella storia di tutto lo sport italiano e che noi a distanza di un paio di mesi vogliamo ricordare con voi e riflettere sul significato di queste competizioni e sull’eccezionale valore di questi atleti sotto tutti i punti di vista

di Paolo Carazzi*

Lo squadrone italiano a Tokyo è salito almeno una volta sul podio in ben 11 discipline: tiro con l’arco, atletica leggera, canoa, ciclismo, equitazione, judo, tiro a segno, nuoto, tennistavolo, triathlon e scherma.

La prima medaglia è arrivata con Francesco Bettella, bronzo nei 100 dorso di nuoto (categoria S1). Mentre il primo oro se l’è aggiudicato Carlotta Gilli che ha trionfato nei 100 delfino (categoria S13).

Simone Barlaam 

Ora non ci rimane che dare appuntamento agli atleti di tutti i Paesi:

  • al 2022 per i XIII° Giochi Paralimpici invernali in Cina a Pechino
  • al 2024 per i XVII° Giochi Paralimpici estivi in Francia a Parigi

e augurarci di poter rivivere le stesse gioie con la stessa intensità per esaltare sempre di più lo spirito decubertiano che soprattutto in queste categorie di atleti è elevato alla massima potenza.

Che cosa ci hanno insegnato queste Paralimpiadi?

La componente umana non può certamente prescindere da quella motivazionale; il voler arrivare a un risultato somma, il più delle volte, volontà, incoscienza, forza d’animo e capacità di comandare al proprio corpo. Il miraggio nel dimostrare a tutti, ma soprattutto a se stessi, di avere capacità che difficilmente sono riconoscibili a prima vista, crea una spinta, un coraggio e una forza che non possono essere misurati se non con un calibro che non tutti conoscono o sanno riconoscere.

Questi atleti si definiscono diversamente abili ma…

Forse non è mai stata trovata definizione migliore. Chi è un diversamente abile? Una persona incapace, impedita o una persona che si rinchiude in uno stereotipo e in quello si crogiola? No!

È una persona che riconosce i propri limiti fisici e di questi ne fa un punto di merito. Non cede, non si lascia andare a sconforti inutili, ma reagisce con la consapevolezza dei propri limiti fisici, ma anche della propria forza morale e della capacità di fare sacrifici per una causa che può essere solo propria oppure di tutta una categoria.

Abili a fare cosa? Tutto! Senza alcuna preclusione. Ce l’hanno dimostrato centinaia di atleti che hanno gareggiato nelle condizioni, sia fisiche sia metereologiche, tra le più strane e/o avverse. Ci hanno così raccontato che volere tante volte è potere. Ci han messo davanti a realtà che noi, normodotati, alcune volte facciamo fatica ad affrontare. 

È così che nascono le più belle favole, quelle vere, quelle reali, quelle che insegnano a vivere, ad accettare quanto la vita ha destinato a ciascuno di noi. Ricordiamoci anche che tra i diversamente abili non ci sono solo atleti, ma tante persone che s’incontrano tutti i giorni andando al lavoro, sul tram, in ufficio. Sono tutti quei colleghi che, avendo differenti abilità rispetto al normale, si sono impegnati nel circuito della vita ordinaria quotidiana, dando il loro contributo attivo al raggiungimento degli obiettivi della comunità.

Paralimpiadi: quando partecipare è già vincere

Tornando agli atleti e cercando di analizzare l’evento sportivo per il quale si sono presentati, mi sembra corretto fare alcune considerazioni in relazione e contrapposizione ai normodotati: questi ultimi si allenano, gli altri si impegnano, grazie ad uno specifico programma, a superare tutte le loro barriere; i normodotati partecipano a gare, i diversamente abili partecipando a gare hanno già vinto: l’essere in gara per loro è già il premio; i normodotati vincono, i diversamente abili sublimano il risultato. 

Provate a pensare, senza dimenticare tutti gli altri atleti, ad Ambra, Martina e Monica le nostre centometriste classe T63 che sono arrivate nell’ordine: prima, seconda e terza ai Giochi paralimpici di Tokyo, che cosa avranno pensato nel trovarsi tutte e tre sullo stesso podio?

Probabilmente avranno rivisto come in un film sia la loro travagliata vita personale sia il loro percorso di atlete ricolmo di sacrifici, sforzi, decisioni e tanta volontà ad andare avanti a tutti i costi, si saranno sentite grandi, immense, ma son sicuro che il loro pensiero sarà stato quello di non disperdere l’eco, l’esempio e l’insegnamento del loro inimmaginabile gesto tecnico e risultato.

Quando determinazione e volontà la fanno da padroni

Nell’attesa dei prossimi Giochi paralimpici sia invernali sia estivi, anch’io desidero festeggiare e innalzare a gloria le imprese di tutti quanti gli atleti partecipanti a queste manifestazioni internazionali, senza alcuna distinzione di sesso, colore e provenienza: ovviamente lo faccio a modo mio con una poesia in acrostico composto e rima baciata dedicata proprio a loro.

Altrimenti abili!

Internazionale poi ti sei trasformata nel ’52 ospitando Atleti reduci olandesi;

Guttman Ludwing nel ’48 a Stoke Mandeville, riunì i Veterani feriti e offesi,

Ognun ricorda che nel ’60 Antonio Maglio ti diede i Natali in quel di Roma

Cucendo al tuo Vessillo gli Olimpici Cinque Cerchi che garrirono a chioma;

Hai ottenuto e fatte tue, in Svezia nel ’76, le bianche competizioni invernali,

Illuminando e dando lustro al pensier del grande De Coubertin senza eguali.

PARA, è e sarà sempre distintivo della tua indomabile forza e del coraggio,

Acclamato e messo in mostra senza alcuna vergogna e senza alcun retaggio:

Richiamo a donne e uomini diversamente abili, in tenzone pronti a sfidarsi,

A dispetto delle grandi difficoltà, astuti nel dosare gli sforzi e a tutto darsi.

Liberati così dagli atavici orpelli, i tuoi adepti han raccontato alle pie Genti

Inebrianti ed esaltanti sensazioni che si han solo al culmine in certi momenti,

Mescolati a fatiche e alla volontà di nulla tralasciare a gloria dei sentimenti.

PARA parla di energia, di sfida al reo destino, di voglia di mettersi in gioco,

Insieme a innumerevoli amici, accomunati tutti dal medesimo ardente fuoco.

Cerchi Olimpici e Paraolimpiadi insieme ormai da tempo in un’unica realtà,

Incastonata quale gemma preziosa e indispensabile esempio a rude umanità!

*Biografia di Paolo Carazzi

Nato a Mantova, risiede nella periferia di Milano dal 1949.

Studi di Economia e Commercio presso l’Università Cattolica di Milano. 

Per quasi quarant’anni ha lavorato nel settore finanziario, interessandosi di progetti specifici del settore e non.

Ha iniziato da giovane a scrivere poesie utilizzando come stile e metodo di scrittura, quasi esclusivamente, quello dell’acrostico, un genere molto antico che probabilmente all’origine aveva anche una funzione magica.  

Nei suoi acrostici in forma composta e in rima baciata, tratta avvenimenti personali e/o momenti occasionali utilizzando spesso, per crearne lo schema, i nomi delle persone coinvolte e mettendo in primo piano più l’aspetto della sensazione che quello dell’emozione.

Nel corso degli anni le sue poesie hanno ricevuto numerosi premi e riconoscimenti sia nazionali sia internazionali. 

Il suo nome è inserito nell’“A.U.P.I. – Albo Ufficiale Poeti-Pittori Italiani”. 

Fra i riconoscimenti ricevuti:

  • Premio internazionale Città di Alassio – 30° edizione
  • Accademia Severiade Milano – Conferimento del Collare maestro accademico
  • Accademia Gentilizia Il Marzocco Firenze – conferimento del titolo H.C. di Chevalier araldico
  • Accademia Severiade Milano – conferimento del titolo H.C. di professore dell’arte
  • Accademia Gli Etruschi Vada (Livorno) – conferimento del diploma di accademico di merito

Post Author: Valeria Cudini

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