QUESTO SECOLO CHE HA PERSO IL SENSO CRITICO E ANELA DI SUPERBIA

È di circa un mese fa la notizia di una preside americana di nome Hope Carrasquilla licenziata per aver tenuto una lezione sull’arte classica e aver mostrato ai suoi alunni la piena nudità del David di Michelangelo.

E poco tempo fa è trapelata la notizia che l’assessore comunale ai diritti della città di Torino abbia proposto di cambiare i nomi di alcune piazze e targhette commemorative perché evocanti un messaggio pro-coloniale del nostro passato.

Tre anni fa è giunta la notizia che in America un gruppo di facinorosi ha abbattuto in varie zone degli USA le statue di Cristoforo Colombo, perché collegate a un personaggio storica, da cui sarebbe partito il colonialismo europeo e per colpa del quale si sarebbe poi sviluppato il sentimento razzista, che oggi ancora affligge mezzo mondo.

Sebbene i tre episodi sembrino fra loro scollegati, in realtà c’è qualcosa che inizia a preoccupare di questo XXI secolo appena nato

di Stefano Fornaro

Credits: Vasily Yashkin

L’insegnante americana Hope Carrasquilla e il David di Michelangelo

Partiamo dalla vicenda più recente dell’ex preside della scuola Classical School, nel Tallahasse, nella contea di Leon, in Florida.

Da quanto ricostruito pare che prima di poter mostrare un’immagine di nudo agli alunni ci sia una procedura che prevede l’invio di una comunicazione via email ai genitori. Sembra che, purtroppo, per un intoppo tecnologico, la mail non sia mai arrivata.

Glissiamo più o meno sulla questione tecnica, anzi tecnologica. Puntiamo al focus della questione.

I fatti meramente accaduti dicono che durante una lezione sul Rinascimento l’insegnante abbia mostrato la celeberrima statua di Michelangelo e altri capolavori affini ai suoi alunni. Pochi giorni o ore dopo – non c’è dato saperlo – alcuni genitori avrebbero protestato per l’oscenità e per il contenuto pornografico di quanto visto.

PORNO che???

La preside, pressata dal Presidente del Consiglio di Amministrazione, ha dovuto rassegnare le dimissioni.

https://www.raiplay.it/video/2023/03/Lo-scandalo-del-David-in-Florida—Splendida-Cornice-30032023-1ca3f624-2714-40c5-b620-be475ab302c9.html

Jacopo Rosatelli: proposta cambio nomi

Passiamo ora alla questione Rosatelli a Torino. L’assessore ha proposto, nell’ambito del contrasto al Razzismo, che via Tripoli, Piazza Massaua e Piazza Bengasi cambino nome. Questo, perché a detta sua, possono trasmettere alle future generazioni e agli abitanti messaggi propagandistici che rievocano le grandi conquiste coloniali del Duce.

Questo cambio di toponomastica è stato ovviamente criticato dall’opposizione di destra e in generale dagli stessi abitanti del capoluogo di provincia, perché creerebbe una serie di “complicanze burocratiche” di non poco conto.

Come se questi fossero i problemi della città di Torino…

Credit: nonmisvegliate, Pixabay

La questione George Floyd e Cristoforo Colombo

E chiudiamo con la questione della campagna avversa al navigatore genovese. Nel 2020 quando, ahi-noi, il ragazzo afroamericano George Floyd venne ucciso a Minneapolis dalla polizia, si sono scatenate proteste per tutte le contee USA. Parte dell’opinione pubblica ha puntato il dito contro gli emblemi del passato coloniale.

Così a Richmond, a Minneapolis, a Boston e a Miami molte statue sono state vandalizzate. E in pochi giorni Cristoforo Colombo è entrato al centro della critica. Chi lo riconosce come grande figura della storiografia moderna e chi, invece, lo disdegna come uomo, da cui nacque l’imperialismo coloniale.

Credits: Life Matters

Che cos’è la critica storica

Tre episodi che andrebbero analizzati separatamente perché fanno riferimento ciascuno a un contesto differente. I problemi del razzismo in America risalgono a quasi due secoli fa e sono collegati a dinamiche storico-sociali del tutto particolari.

La questione toponomastica dell’assessore torinese potrebbe anche solo essere una delle tante polemiche fallaci che affliggono il nostro Paese e il recente licenziamento dell’insegnante statunitense potrebbe essere collegato a molteplici episodi. E l’ultimo è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Però a questo punto ci sembra necessario riprendere in mano un concetto, che forse ai tanti sta sfuggendo: criticare correttamente la storia.

Riprendiamo un momento in mano la definizione di “critica” dell’enciclopedia Treccani:

crìtica s. f. [dal gr. κριτική (τέχνη) «arte del giudicare», femm. sostantivato dell’agg. κριτικός: v. critico1]. –1. a. Facoltà intellettuale che rende capaci di esaminare e valutare gli uomini nel loro operato e il risultato o i risultati della loro attività per scegliere, selezionare, distinguere il vero dal falso, il certo dal probabile, il bello dal meno bello o dal brutto, il buono dal cattivo o dal meno buono, ecc.: avere capacità di critica.

E quella di “storia”:

storia: la STORIA è l’esposizione ordinata di avvenimenti del passato, che risultano da un’indagine critica e rigorosa che ne studia sia la veridicità, sia le connessioni reciproche.

Critica, anzi fare analisi accurate sulla storia significa, in poche parole, prendere la linea cronologica degli avvenimenti e cercare di ricavarne la veridicità, cioè arrivare quanto più vicini alla realtà dei tempi di cui parliamo.

Il compito dello storico è quello di esporre i fatti, così come tramandati dalle documentazioni a disposizione, presentare gli aspetti negativi e positivi degli stessi e infine aiutare a comprendere quali cause, conseguenze e ideologie si celino dietro a ciascun avvenimento accaduto.

Credits: ArtisticOperations

L’analfabetismo culturale di ritorno del secolo XXI

Ora, sebbene, non abbiamo le competenze necessarie per scovare gli errori che sono presenti nella critica storica attuale e in quella del passato, siamo però abbastanza lucidi per capire che la risonanza mediatica di oggi sta portando a un eccesso di protagonismo, a un’accecata visione della realtà e soprattutto a un analfabetismo culturale.

Traiamo dalla linguistica questo neologismo per dire che la nostra cultura anziché avanzare, sta tendendo sempre più ad arretrare. La tradizione culturale e artistica dei secoli passati non può e non deve essere censurata o modificata. Va piuttosto compresa e considerata nel contesto in cui essa stessa è nata. Non le va dato un voto. Non si può considerare l’enorme patrimonio umano di cui oggi godiamo come un oggetto virtuale di recensione con le stelline, stile Amazon o Tripadvisor.

La storia è nostra maestra di vita. Cancellarla o deformarla per veicolare alle future generazioni messaggi diversi sarebbe un errore grave, madornale, imperdonabile. Eppure sembra, proprio da questi episodi, come dai recenti atti vandalici a favore del clima, che il nostro secolo voglia fare tabula rasa di tutto. Quasi che i ragazzi di oggi e gli influencer si sentano migliori dei filosofi e dei grandi personaggi storici del nostro passato.

Atteggiamento supponente e ignorante che anziché portare a valori positivi comporta atteggiamenti di censura, alquanto arretrati.

Vorremmo ricordare a tutti che le torture e le censure furono una delle cose più nefaste del Medioevo. Vogliamo tornare a quel punto?

Imparare dalla storia

Piuttosto che continuare a battersi per il “politicamente corretto” fino all’esasperazione e invece di rinnegare figure del nostro passato, pensiamo a imparare dalla storia.

Perché, nonostante gli orrori della Seconda Guerra Mondiale, in Ucraina si bombarda ancora?

Perché nel 2001 Bush (americano) ha avviato una crociata contro il terrorismo islamico bombardando l’Afghanistan?

Perché l’Africa viene trattata ancora come terra di conquista anziché come continente da far crescere e sviluppare?

Perché, ancora nel 2023, ci sono morti innocenti nel Mediterraneo come accadeva secoli fa negli oceani americani?

Il nostro passato è diventato un nostro retaggio culturale che non possiamo modificare. Rinnegarlo contribuirebbe solo a creare maggior ignoranza. Impariamo piuttosto a migliorare ciò che i Nostri Padri non sono riusciti a migliorare.

Questo secolo è appena nato e ha potenzialmente tutte le possibilità per diventare un’epoca nuova fatta di fraternità, comunione, pace e inclusività socio-culturale.

Per come è cominciato, personalmente, mi sembra più un “secolo di m…”) piuttosto che un secolo all’avanguardia rispetto ai precedenti.

E infine, se dovessimo abbattere tutti i simboli d’ideologie potenzialmente dannose per il nostro futuro, dovremmo picconare una capolavoro maestoso come il Colosseo di Roma, perché emblema del sangue versato dai molti schiavi per compiacere il popolo romano.

Arriveremo a pensare a una nefandezza simile oppure riusciamo a fermarci prima che sia troppo tardi?

Post Author: Valeria Cudini

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