Recensione in anteprima del film Anime PERFECT BLUE

Arriva per la prima volta al cinema in versione restaurata 4K l’opera prima di SATOSHI KON (Paprika, Tokyo Godfathers, Paranoia Agent) prodotta da MadHouse e uscita nel 1997: PERFECT BLUE.

Potremmo definirlo il primo psycho-thriller di animazione giapponese della storia, tratto dal romanzo originale scritto da YOSHIKAZU TAKEUCHI e realizzato con la supervisione di KATSUHIRO OTOMO (Akira).

L’appuntamento, imperdibile, è per il 22, 23, 24 aprile (trovate l’indicazione delle sale italiane dove viene proiettato sul sito: www.nexodigital.it) grazie alla Stagione degli Anime al Cinema 2024, un progetto esclusivo di Nexo Digital distribuito in collaborazione con Yamato Video.

Nel 1997 PERFECT BLUE viene premiato al Fant’Asia Film Festival di Montreal, al Fantasporto Film Festival in Portogallo e al B-Movie Film Festival nel 2000.

È tra i primi film di animazione a uscire nelle sale europee con il divieto ai minori di 18 anni, ma viene quasi del tutto ignorato in Italia, dove non è mai stato distribuito nei cinema e dove è stato editato per la prima volta solo nel 1999 in VHS da Yamato Video, quando Kon stava già lavorando al suo secondo lungometraggio, Millennium Actress (2001).

Noi di Alpassocoitempi.com abbiamo avuto la fortuna di poterlo vedere in anteprima. Vi consigliamo di non perderlo e di guardarlo pensando a che anni fossero i 90 e a quanto questo film potesse già considerarsi proiettato in avanti

di Valeria Cudini

La storia di PERFECT BLUE è incentrata sul personaggio di Mima, una giovane cantante leader di un trio pop, le Cham. Nonostante il discreto successo del gruppo, Mima decide di staccarsi per provare la carriera di attrice anche se la parte iniziale che le viene fornita nel serial tv Doppio legame è veramente piccola.

La scelta di Mima, però, manda in crisi molti dei suoi fan e, nello specifico, uno di loro, così ossessionato da Mima al punto di diventarne uno stalker. Questo losco figuro che appare e scompare in differenti momenti della vita di Mima, si scoprirà poi essere l’autore di un blog dove vengono descritti i particolari più intimi della vita della ragazza. Il blog si chiama “La stanza di Mima” e contiene informazioni puntualissime, narrate in prima persona, su che cosa fa la ragazza durante la giornata. La cantante è accusata di aver infangato la sua immagine pura di idol con servizi fotografici erotici e una scena di stupro girata per la fiction.

Queste traversie vanno ad aggiungersi a inspiegabili e cruenti omicidi di persone che ruotano intorno alla produzione del serial tv. Una situazione complessa che finisce per opprimere la povera Mima e che va a minarne, in un climax ascendente, la sua stabilità mentale. La ragazza, che non capisce più se quello che stia vivendo sia frutto di un sogno, della sua immaginazione o di ciò che accade sul set, inizia a pensare di soffrire di un disturbo della personalità. Gli omicidi compiuti, per tutta una serie di motivi, sembrano ricondurre a lei. Quindi noi spettatori, seguendo il flusso di pensieri ossessivi di Mima, cerchiamo di capire quale sia il confine tra un’identità e l’altra della giovane donna, tra ciò che è reale o ciò che è solo immaginato.

Kon costruisce un’architettura complessa del film e la pone al servizio di un’indagine nei profondi abissi della psiche. E lo fa portando alla luce il conflitto delle diverse identità che possono abitare in ciascuno di noi descrivendo il conflitto stesso attraverso un personaggio che ne è vittima.

Noi spettatori vediamo e sentiamo quello che vede e sente Mima. Molto spesso, infatti, il regista sceglie di trarci in inganno facendoci vedere una scena in cui Mima fa qualcosa ma poi improvvisamente, tramite il montaggio che stacca, ci svela che in realtà Mima sta recitando sul set. Questa voluta confusione, e la volontà di non spiegarla, pone lo spettatore in una condizione di spaesamento simile a quello che sta vivendo il personaggio.

Perfect Blue segna l’esordio alla regia di un lungometraggio di Kon che aveva già collaborato con maestri del calibro di Katsuhiro Otomo e Mamoru Oshii e mostra da subito come il regista esprima tutta la sua forza e originalità stilistica. Oggi Kon è riconosciuto nel mondo dell’animazione come uno degli autori più interessanti che, con la sua inquietante visionarietà, ha influenzato i cineasti a venire.

Noi spettatori, a distanza di quasi trent’anni dalla prima uscita del film, abbiamo l’occasione di vedere uno psycho-thriller che per la prima volta nel mondo delle Anime apre a un mondo visionario, contorto e inquietante mettendo a nudo le possibili storture della mente umana. Chapeau!

Post Author: Valeria Cudini

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