Venica & Venica al Top Hundred dei bianchi a Golosaria: una storia lunga quasi un secolo

Alla presentazione dei vini bianchi premiati a Golosaria come Top Hundred introdotta da Marco Gatti, la presenza di Ornella Venica Lauzzana ha fatto da prezioso collante narrativo.

Credit photo Golosaria

Ed è su di lei, e sui vini dell’azienda di Venica & Venica e della sua storia, che noi di Alpassocoitempi.com vogliamo concentrare la nostra attenzione

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di Valeria Cudini

Venica: una storia lunga quattro generazioni

La tradizione vinicola di Venica affonda le sue radici in un territorio dal cuore caldo, nella parte più a nord del Collio, dove i vini assomigliano alle persone che li fanno. Siamo nel 1930 quando Daniele Venica acquista il corpo centrale dell’azienda: 10 ettari comprensivi di casa con annessa stalla, seminativi e vigneti circostanti in località Cerò a Dolegna del Collio.

Il fatto che Cerò sia il comune più a nord del Collio significa che è il luogo più fresco e con le maggiori escursioni termiche diurne. Inoltre, la grande presenza boschiva, consente ai vini di avere una maggiore complessità.

A Daniele segue il figlio Adelchi, che presidia la terra di Dolegna anche durante i difficili tempi del Dopoguerra e anzi riesce a sviluppare l’azienda in modo da donarle una certa dinamicità, tanto da aprire nel 1972 una trattoria, Da Venica, dove si possono consumare in loco i suoi prodotti: vino, frutta, latte e carne.

La terza generazione è invece quella di Gianni e Giorgio che nel 1977 avviano una fase di progressiva acquisizione di zone limitrofe, ristrutturazione dei vigneti e formazione del personale.

Inizia poi nel 1981 il Progetto Sauvignon con la messa a dimora delle viti di Sauvignon sul versante nord-ovest, con la consapevolezza che questa sia l’esposizione ideale per fornire al vino una buona impronta aromatica.

Su questo versante si ottengono le uve per Ronco delle Mele che regalano al naso profumi di bosso, foglia di pomodoro e frutto della passione e in bocca sapidità e freschezza con sentori di agrumi e una mineralità che ne amplifica la persistenza.

È dell’83 l’acquisizione di ulteriori particelle di vigneto in località Bernizza. Sempre sul versante a nord-ovest della collina è stata trovata un’area ottimale per mettere a dimora le viti di Chardonnay e per conferire a questi vitigni internazionali una forte impronta di territorio che si percepisce all’assaggio in un binomio di struttura ed eleganza.

Giorgio e Gianni, con l’acquisto di altri 5 ettari in località Meden amplificano la produzione di un antico vitigno friulano, la Ribolla Gialla, e decidono di dedicare al papà, come ringraziamento per i doni ricevuti, un vino: l’Adelchi.

Si arriva al 1993 quando termina l’acquisizione di tutta la collina di Cerò (si raggiungono i 12 ettari) e in un paio d’anni prende vita il progetto dei vini Spirito del luogo con la prima produzione di Ronco delle Mele Sauvignon.

E la storia della famiglia Venica e dei suoi vini va avanti fino a festeggiare i 90 anni in piena emergenza Covid.

Photo by alpassocoitempi.com

Il premiato Ronco delle Mele Sauvignon, Collio 2022 e la degustazione della Malvasia Pètris Doc Collio 2022

Quest’anno Venica & Venica viene premiato tra i 100 migliori vini d’Italia nella guida Il Golosario 2023 con Ronco delle Mele Sauvignon, Collio 2022.

Photo by Venica & Venica

Durante la degustazione dal tema “La tradizione è innovazione”, sapientemente guidata dalle parole e l’invito all’assaggio di Ornella Venica, abbiamo conosciuto più a fondo la storia di un vitigno autoctono presente nel Collio da più di 700 anni: la Malvasia Pètris Doc Collio 2022.

A Degustando Ornella Venica, moglie di Gianni, definita “la signora del Bianco”, si dice orgogliosa di occuparsi della narrazione della terra e dell’azienda Venica & Venica da oltre 35 anni. Ci racconta la storia della Malvasia istriana, un vitigno molto antico che arriva dal Peloponneso. La Malvasia deve il suo nome al porto della cittadina di Monemvasia situata appunto nel Peloponneso (il nome significa proprio porto con una sola entrata). La Malvasia è appunto un vino navigato, che viene dal mare, come le vigne di Casa Venica che sono d’impianto vecchio, del 71. «Per noi è un privilegio far invecchiare il vino nella vigna – ha detto Ornella Venica -. La magia del Collio è di avere il mare a 40 chilometri, le Prealpi Giulie dietro di noi e un suolo costituito da marne e arenarie stratificate di origine eocenica note con il nome di Ponca. In sostanza il fondo del terreno è marino, ricco di sostanze saline e di erbe officinali. Le caratteristiche generali sono quelle di una sacca di clima temperato. Per i nostri vitigni sono importantissime le brezze e anche quando soffia la bora perché ha la capacità di tenere asciutti i grappoli».

Venica & Venica rappresenta, come volentieri puntualizza Marco Gatti, l’eccellenza del bianco per l’Italia. Infatti, dei 40 ettari vitati circa l’85% è a bacca bianca. Inoltre, ciascun vitigno gode di specifiche peculiarità per la posizione, la conformazione morfologica e l’esposizione ai raggi solari, alle correnti d’aria, alle aree boschive circostanti, alla pendenza, all’umidità eccetera. Ciò significa che anche su una stessa collina possono manifestarsi più microclimi diversi.  

La Malvasia Pètris all’assaggio

Tornando alla Malvasia Pètris, Gatti all’assaggio descrive il vino dal color paglierino e da una bella presenza alcolica. Si percepiscono note aromatiche di albicocca e di pesca ma anche di pino, rosmarino e salvia. Al naso il vino è fine, intensissimo, non molla. C’è una persistenza favolosa e una nota di mandorla. In bocca si avverte una nota di sapidità supportata dai sentori minerali. Ha una lunga persistenza aromatica.

È un vino da accompagnare con piatti di mare, crostacei, risotti ma anche con un prosciutto affumicato.

Il nome Pètris racchiude storia e conformazione di un luogo

Riprendiamo per un momento il significato del nome di questo vino: Pètris, che è il toponimo della zona dove sono ubicati i vigneti e che richiama la parola friulana che sta per “pietra”, ovvero piere. La zona, infatti, è caratterizzata da un suolo particolarmente roccioso da cui furono prelevate anche alcune pietre tuttora presenti nella casa coloniale dei Venica.

E il nome ci parla anche del vitigno, antichissimo, presente da più di 700 anni e dell’adattabilità della vigna alla carenza d’acqua dell’inverno siccitoso del 2021 che ha preceduto la vendemmia del 2022.

Post Author: Valeria Cudini

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