Da pochi giorni è ufficiale l’inizio del nuovo Regolamento per la qualità dell’aria che apre un percorso ecologico innovativo fatto a piccoli passi, ma destinato a cambiare radicalmente la vita dei milanesi. Non si tratta solo di non poter fumare più in alcuni luoghi pubblici, ma di un cambio completo di mentalità, che nel tempo stravolgerà la vita sociale della città. Quali conseguenze ci saranno per la salute dei cittadini e per l’economia stessa? Abbiamo fatto qualche ipotesi
di Stefano Fornaro*
Milano smoking-free: ecco dove non si potrà più fumare
“Intanto che aspetto il treno mi fumo una sigarettina qua dietro” – non lo potremo più dire, almeno a Milano, perché proprio da poco è partita ufficialmente la fase Milano smoking-free. Niente più “sigarettine” alle stazioni dei mezzi pubblici, dei treni, dei taxi, nei parchi, aree gioco dei bambini, aree cani, dentro agli impianti sportivi (all’aria aperta), sugli stessi spalti e infine anche nei cimiteri.
Approvato il 19 novembre scorso dentro al Consiglio Comunale e in vigore dal 18 gennaio, il nuovo Regolamento per la qualità dell’aria prevede delle indicazioni precise per i fumatori per quanto riguarda la possibilità di fumare all’aria aperta.
Se, tuttavia, in quegli stessi luoghi indicati il fumatore si trova a una distanza pari a 10 metri da un’altra persona – cosa alquanto improbabile, ma non impossibile – allora la sigaretta è concessa.
Questa è la deroga prevista dal Comune, almeno nella fase iniziale.
Gennaio 2025: sigarette vietate in tutte le aree pubbliche
Ma, come anticipato, si tratta di una fase preparatoria, perché dal 2025 il divieto di fumare sarà esteso a tutte le aree pubbliche della città. In pratica non si potrà più accendere nessuna sigaretta, se non in vie o zone isolate, perché anche per questa situazione è prevista la deroga della distanza che deve essere sempre di 10 metri.
Idroscalo smoking-free
E l’idroscalo, uno dei luoghi più frequentati prima della pandemia in estate, ha deciso non solo per lo stop alla sigaretta vera e propria, ma anche a quella elettronica.
Che cosa prevede il Regolamento dell’aria di Milano 2021
Il divieto di fumare non è l’unica novità compresa nel Regolamento dell’aria. Il cambiamento radicale, a cui i milanesi sono chiamati, è ben oltre “la stizza” all’aria aperta.
Anche i commercianti, infatti, dovranno adeguarsi a una serie di norme programmate nel tempo e sempre indirizzate a migliorare la situazione d’inquinamento dell’area metropolitana. Eccole:
- Divieto dal 1° ottobre al 31 marzo di fare fuochi d’artificio e barbecue (misura già in vigore dal 2020).
- Divieto da dicembre 2020 d’installare nuovi impianti a gasolio e biomassa (3MW) e di utilizzo degli stessi (per impianti installati da più di dieci anni) per il riscaldamento degli edifici a partire dal 1° ottobre 2022.
- Censimento di stufe e caminetti entro marzo 2021.
- Censimento delle attività che fanno uso di biomasse legnose per le attività produttive e per quelle di ristorazione entro marzo 2021 e il successivo obbligo di utilizzo di legna certificata (classe a1) dal 1° ottobre 2022.
- Chiusura delle porte degli esercizi commerciali entro il 1° gennaio 2022. Oppure utilizzo di lame non riscaldate elettricamente con adeguamento entro il 1° giugno 2022.
- I commercianti che sostano con permesso regolare con posteggio fisso non dovranno più utilizzare generatori di corrente sostitutivi per l’allacciamento alla rete elettrica dal 1° gennaio 2022.
- I cantieri dovranno adeguarsi ad alcune norme come pulizie periodiche, lavaggio delle ruote dei mezzi che escono dal cantiere, moderazione della velocità nelle aree sterrate, utilizzo di mezzi dotati di cassoni chiusi o che utilizzino teloni per lo spostamento di terra e materiali polverosi, e poi schermatura degli impianti che comportano emissioni polverose.
- Sempre nell’edilizia, il divieto si estende anche all’uso di mezzi obsoleti e divieti progressivi sulle motorizzazioni più vecchie. Ci sono le deroghe per i mezzi con dispositivi antiparticolato fino al 2030 e con installazioni DeNOx fino al 2039.
- I benzinai e le stazioni di servizio hanno l’obbligo di installare colonnine di ricariche elettriche con un progetto presentato entro il 1° gennaio 2022 e con la conclusione dell’installazione entro un anno. Se fosse dimostrata l’impossibilità, la colonnina deve essere installata in un’area pubblica diversa dall’area dell’impianto entro il 1° gennaio 2023.
Multa per chi non rispetta il divieto di fumare
Naturalmente per far applicare alla lettera questo nuovo regolamento saranno necessari controlli. Il Comune a tal proposito è stato molto chiaro: una linea soft e poco oppressiva. L’intento è far in modo che i milanesi arrivino da soli a far diventare questa una buona abitudine. Certo in caso di segnalazione di un cittadino o di eventuali diverbi pubblici fra un fumatore e un non fumatore, la multa stabilita può variare dai 40 ai 240 euro.
Livelli di inquinamento nell’area di Milano
Viene da chiedersi perché Milano si sia decisa per un passo così importante. Da trenta, se non addirittura quarant’anni, l’aria di Milano non pare essere propriamente “una boccata di ossigeno”.
E allora quale è il motivo per cui solo adesso si avvia una politica salutare destinata a perseguire uno scopo ben preciso?
Forse le famose targhe alterne per ridurre il Pm10 non sono servite a nulla o il livello di tossicità della salute dei cittadini è arrivato al massimo?
Non è facile fare ipotesi sul perché Milano non abbia scelto sinora di battere questa strada. Certo è che di saturazione dell’aria e di aria “pesante” se ne sentiva l’”essenza” da tempo. E sotto questo punto di vista la risposta delle istituzioni è stata pigra.
Al momento della presentazione del piano, Palazzo Marino ha fatto sapere che lo scopo è duplice: ridurre le particelle inquinanti nocive per i polmoni e tutelare la salute dei cittadini dal fumo attivo e passivo nei luoghi pubblici, dove son presenti non solo gli adulti ma anche i minori.
E il Comune sa bene che Milano sta riscontrando livelli di inquinamento sempre più preoccupanti. Per questo probabilmente quel processo socio-ecologico che era cominciato con l’introduzione dell’Ecopass e la relativa Area C, seguito dall’istituzione dell’Area B, va ora accelerato.
Se si calcolano anche i mesi del lockdown 2020 i dati sono sconfortanti.
Milano, nonostante il mezzo-blocco imposto dal governo, ha conquistato un anno fa la terza posizione del podio delle metropoli più inquinate del mondo (dati dalla pagina Facebook Aria di Milano). Per intendersi più inquinate sono solo Dhaka in Bangladesh e Delhi in India.
E il dato ancor più spaventoso è che il livello dei Pm10 è di 150. L’indice somma esattamente questi valori: il particolato (Pm2.5 e Pm10), l’ozono (O3), il biossido di azoto (NO2), quello di zolfo (SO2) e le emissioni di monossido di carbonio (CO).
Ora i famosi 150 dei Pm10 sono un livello inaccettabile di inquinamento, se si tiene conto che il livello accettabile è sotto i 100. Anche se poi le misurazioni fra indici americani, europei e italiani sono differenti, l’indice italiano, per esempio, include anche il monossido di azoto (NO), il benzene (N6H6).
In sintesi: Per fare un riassunto chiaro, bastano tre parole: Milano è inquinata.
E lo è ancor di più in inverno, perché la conformazione padana, in particolar modo quella orografica, sommata alle condizioni climatiche fredde, comporta l’accumulo di particelle inquinanti. Insomma, i valori superiori di cui stiamo leggendo in questi giorni, richiedono monitoraggio e sono indice di una situazione grave.
Ma perché Milano è così a rischio?
Il problema di Milano non è soltanto il traffico, così come non lo sono solo gli impianti di riscaldamento. La questione è complessa ed è il risultato di un’addizione di fattori. Traffico, industrie, allevamenti e agricoltura costituivano già nel 2018 il 75% dell’enorme concentrazione di polveri sottili dell’aria milanese. Così dichiarava due anni fa Guido Lanzani, responsabile Qualità dell’aria dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’ambiente. In particolare, a incidere gravemente sullo status atmosferico, sono gli inquinanti – detti di fonte secondaria – del settore agricolo e zootecnico: fra questi quelli ammoniacali. Altrettanto dannosi sono gli scarichi diesel delle auto e dei reparti industriali.
È vero che, come ha dichiarato lo stesso Lanzani proprio un anno fa, rispetto a 15 o 20 anni fa la situazione è migliorata ed è da monitorare, ma altrettanto evidente è che al primo posto delle città più inquinate del mondo ci sono due megalopoli con 15 milioni di abitanti – cioè il quintuplo circa della metropoli meneghina.
Come potete ben comprendere, l’assumere o inalare fumo passivo dagli altri, e farlo con una certa continuità temporale può portare veramente a gravi danni per le persone sane e poco avvezze al rito della sigaretta. Da questo punto di vista è ineccepibile l’idea che ha portato a questo nuovo regolamento.
Ma le modifiche con cui i milanesi dovranno convivere coinvolgono anche e soprattutto i commercianti e il settore edilizio.
Milano smoking-free: che cosa cambia per i commercianti?
Abbiamo visto che nel percorso ecologico e no-smoking ci sono varie tappe o date di scadenza da rispettare. Le categorie che maggiormente dovranno adeguarsi al nuovo sistema sono soprattutto i benzinai, i lavoratori dell’edilizia, i punti vendita del piccolo commercio e quelli della ristorazione.
Ora, calcolando già le conseguenze economiche portate per queste categorie dal Covid-19 (escludiamo i primi, che seppur il traffico è diminuito, non sono segnalati fra le categorie a rischio o in grave crisi), siamo sicuri che fra dieci anni esisteranno ancora Apecar o “paninari” di street food e ristoranti italiani?
Il dubbio sorge spontaneo. In base all’adeguamento delle nuove norme, sicuramente ci sarà un aumento dei costi considerevole per l’utilizzo di impianti di forno a legna, di combustione o di elettricità a norma. E sebbene non sappiamo quali fondi verranno erogati dalla Regione e dal Comune è lecito pensare che molti dei lavoratori/trici di questa categoria siano destinati a cambiare professione, aumentando il tasso di disoccupazione della città.
Costi che dovranno sostenere entro pochi anni anche i benzinai, perché l’obbligatorietà della colonnina elettrica rappresenta un esborso economico non da poco per installazione, revisione e relativa manutenzione.
Nell’edilizia le conseguenze dovrebbero sentirsi meno, perché si tratterà semplicemente di adeguarsi a norme di comportamento nuove e cambiare i mezzi obsoleti. Ma presumo che questo modus operandi sia in atto già da un po’. Nel caso non lo fosse, sarà il Comune a provvedere a questi cambiamenti o le società appaltatrici. Certo, anche per l’adeguamento dei mezzi di lavoro ci sarà una spesa non indifferente e può essere che alla fine a pagare siano i cittadini con un aumento delle tasse, mentre i lavoratori edili potrebbero risultare fra gli esuberi del settore per via dei costi maggiori di manutenzione o rinnovamento delle macchine.
E i tabaccai?
La domanda è senza risposta, anzi la cosa si fa curiosa. Teoricamente non siamo al bando novecentesco delle sigarette, ma che cosa significa per loro che i cittadini non potranno più fumare nei luoghi aperti? Certo, quasi sicuramente diminuiranno le richieste di stecche e pacchetti. È normale che sarà così, perché tra le principali abitudini dei fumatori c’è proprio la passeggiata al parco, nelle aree cani o la pausa-sigaretta alle stazioni.
Non a caso, da qualche anno i tabaccai, grazie anche agli accordi fra gruppi bancari e brand, come Banca 5 e Sisal, sono diventati punto di riferimento per servizi di terziario puro: ricariche, pagamenti di bolli auto e bollette, uso di POS e carte prepagate. Più che tabaccai ormai si apprestano a diventare sempre più ricevitorie.
Milano free smoking: fra salute ed economia
E dunque Milano nel 2021, cioè già da adesso, si appresta a intraprendere quel percorso di stampo europeo – vedi Amsterdam – che da tanto tempo era legittimo attendersi. Un “doversi adattare” non semplice. Un cambio radicale.
All’inizio, come già sta accadendo anche in concomitanza con le chiusure del lockdown, ci sarà chi storcerà il naso e proverà a far il “furbetto”, ma poi, come accaduto con il provvedimento dei “locali senza fumatori”, a lungo andare la metropoli si abituerà. E ne gioverà anche come immagine: niente più cicche di sigarette sui marciapiedi, nei pressi di fontane e monumenti e chi più ne ha più ne metta. Tutti noi cittadini ne beneficeremo, i nostri bambini, gli anziani, le donne – penso in particolar modo alle gestanti. Sarà un grande passo per uscire da una sorta di arretratezza culturale che ci ha marchiato a lungo.
Dati alla mano, però, questo provvedimento non basterà per abbassare in modo considerevole l’inquinamento che affligge l’aria della città. Il Comune dovrà impegnarsi con un piano ancora più articolato che vada oltre i divieti e che sappia guardare alle novità della tecnologia anti-inquinamento, alla mobilità diversificata ed efficiente e infine a torri antismog e purificatori d’aria.
In conclusione: sensibilizzare sì i cittadini, ma anche le industrie, le fabbriche, le multinazionali e le società d’investimento mobiliare. O tutto questo piano non sarà servito a niente.
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*Stefano Fornaro è nato a Milano nel 1984, ha conseguito la laurea magistrale in Lettere Moderne presso l’Università Statale di Milano con una tesi sulla linguistica del web e la SEO, dal titolo Analisi linguistica del blog culturale Sul Romanzo. Bookblogger per Sul Romanzo, si occupa di recensioni di narrativa italiana, collabora con siti di calcio e sport come web editor e social media strategist. In passato ha gestito eventi per artisti del gruppo Orto&Arte.