Yoga, cosa c’è da sfatare

Un dialogo immaginario, ma del tutto verosimile, tra una persona che non conosce lo Yoga “solo per sentito dire” e solo per aver visto quelli che definiva “esercizi difficili” e Mirella Vitalini, diplomata insegnante Yoga che spiega con semplicità e chiarezza, a partire dai dubbi dell’interlocutore, alcuni elementi e principi base dello Yoga

Di Mirella Vitalini*

*Diploma insegnante di Hatha Yoga nel 2013 conseguito presso il Nisargadatta Ashram di Pisa dopo un corso triennale guidato dal maestro Cesare Matarese

Sono qui oggi per chiederti se puoi farmi capire in modo semplice e chiaro che cosa sia lo Yoga. Il problema infatti è che sinora ho ricevuto risposte tra le più disparate e contraddittorie. Risultato? In testa ho una grande confusione.

«Effettivamente l’argomento è complesso, ma io partirei dall’idea che bene o male te ne sei fatta».

Una volta sono entrata in una palestra dove si pratica Yoga e ho visto che si facevano esercizi molto difficili, persino acrobatici, per cui mi sono fatta l’idea che solo poche persone, particolarmente dotate, sono in grado di praticarlo.

«Ebbene, niente di più sbagliato: lo Yoga è per tutti. È nato per portare ciascun uomo all’autorealizzazione e spiega le tecniche e i modi per conseguirla. È un forma di autodisciplina mentale e spirituale».

Ma vuoi dire che è come una religione o una filosofia?

«In parte sì; questo vale per alcuni tipi di Yoga, soprattutto quelli più antichi».

Allora che cosa c’entrano quegli esercizi difficili?

«Fanno parte solo di una branca dello Yoga, che si chiama Hatha Yoga; questa corrente si afferma intorno al Mille d.C. sempre in India per contrastare quella che i saggi ritenevano la decadenza psicofisica dell’umanità. A questo scopo venne accentuata la componente fisica, fino ad allora poco significativa».

Ma allora si parla di Yoga o di Hatha Yoga?

«L’Hatha Yoga, proprio grazie a questa componente fisica, più vicina alle nostre abitudini e mentalità, è stata il tipo di Yoga che si è diffuso in Occidente da circa mezzo secolo a questa parte con grande successo, ma anche con applicazioni e modifiche discutibili».

A che cosa ti riferisci?

«Primariamente al fatto di averlo ridotto a una pratica sportiva, basata quasi esclusivamente sulle Asana, posizioni spesso difficili, se non pericolose, per un occidentale adulto.

In secondo luogo perché è stato impropriamente dato il nome di Yoga a tutta una serie di “discipline” come lo Yoga in acqua, lo Yoga del sorriso che si fregiano di questo nome ma che in realtà si allontanano dall’autentica tradizione Yoga».

Torniamo allora al fatto che lo Yoga è per pochi privilegiati….

«No, se consideriamo gli esercizi non lo scopo della pratica, ma un mezzo, insieme ad altri, per pervenire a un miglioramento intellettuale e spirituale».

Quali altri mezzi sono importanti a questo fine?

«Altre componenti della disciplina sono il miglioramento, la respirazione, le tecniche di rilassamento, di concentrazione, l’autoriflessione. Tutti possono praticarle con profitto, affiancandole a qualche Asana che preveda uno sforzo mirato, ma mai eccessivo, che è contrario allo spirito dello Yoga».

E la meditazione?

«Anche qui bisogna intendersi. Le componenti della disciplina che ho citato vanno correntemente sotto il nome di meditazione, ma in realtà rispetto a essa sono tecniche preliminari. La meditazione vera e propria è un punto di arrivo molto elevato, che si può conseguire soltanto dopo anni di pratica sotto la guida di un maestro».

Post Author: Valeria Cudini

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