RECENSIONE DI “TASMANIA” DI PAOLO GIORDANO

Perché leggere questo libro. Perché intercetta i problemi individuali e collettivi del presente, che a distanza di pochissimo tempo dalla sua pubblicazione si sono ulteriormente complicati e aggravati.

Se molto spazio è dedicato a Parigi, il protagonista-narratore, che per comodità chiameremo Paolo – suggerendo che possa essere almeno in parte un romanzo autobiografico -, si sofferma sul pericolo del terrorismo islamico e sulle conseguenze catastrofiche del cambiamento climatico, avendo partecipato a un seminario sull’argomento. Paolo, tuttavia, sembra più sensibile al rischio nucleare – senza peraltro conoscere ancora quanto questo ora sia imminente -. Decide, anche se con qualche tentennamento, dovuto alla sterminata bibliografia sull’argomento, di scrivere un libro che rispecchi la situazione mondiale riallacciandosi alle prime esplosioni nucleari.

Vediamo di saperne di più leggendo la recensione qui sotto

di Mirella Vitalini

Nella prima parte del romanzo, intitolata “In caso di apocalisse”, dopo un sommario racconto delle vicende relative alla preparazione della bomba A e alla scelta degli obiettivi da centrare, il protagonista chiede al suo amico-scienziato Novelli dove si rifugerebbe in caso di apocalisse. La risposta è, appunto, Tasmania, isola da prediligere per fattori geografici, ambientali, climatici e difensivi. Ma tutto il romanzo sembra dimostrare l’inevitabilità della catastrofe, contro la quale anche costosissimi rifugi antiatomici si dimostrerebbero inutili. L’esempio dato dagli scienziati circa i danni e le conseguenze delle due bombe atomiche del ’45 in Giappone è tutt’altro che rassicurante. Pochi ci credevano o immaginavano alcune sostanziali differenze rispetto alle bombe precedenti, pagando spesso con la vita questo grave equivoco.

Migliore figura non fanno i fisici attuali, ne è un esempio Novelli: fisico, grande studioso delle nubi, molto stimato da Paolo per la sua competenza, si dimostra meschino e invidioso. Convinto di vincere un concorso da ordinario, viene scavalcato da una donna. La delusione è tale che Novelli prende pubblicamente posizione contro le scienziate donne; poi, poggiandosi su dati “oggettivi”, ricava che le scienziate sono inferiori ai colleghi maschi, senza considerare quanto conti l’interpretazione dei dati stessi. Questo rigurgito di maschilismo gli costa l’isolamento dal mondo accademico e la critica, per il momento solo privata, di Paolo. Questi, dopo un po’ di tempo, incontra ancora Novelli, che insieme al suo assistente prepara un progetto editoriale su formazioni atmosferiche rare finanziato da un survivalista, a cui dovrebbero procurare un posto dove costruire un rifugio. Alla fine della cena Novelli propone di andare a ballare; la cosa sconvolge del tutto il protagonista, ma la figura dello scienziato tracolla del tutto per la rivelazione della sua venalità, scoperta dalla moglie di Paolo. 

Oltre al rapporto tra etica e scienza, altro nodo cruciale del romanzo è costituito da quello tra problemi personali e problemi generali. Secondo Paolo vige un’ipocrisia per cui la maggior parte delle persone si mostra “nobilmente” interessata a questioni “mondiali”, mentre in realtà è mossa solo dai propri problemi. Quanto poi all’ideale del rifugiarsi nel privato in tempi di crisi, Giordano individua le difficoltà comportate da tale scelta. Anche i rapporti privati sono in crisi: dall’inizio, e per le prime due parti del romanzo, Paolo soffre perché, dopo tanti tentativi falliti di mettere al mondo un figlio, la moglie Lorenza prende la decisione di interrompere quelle pratiche, senza consultarlo, cosa che provoca in lui rabbia e senso di privazione della paternità. Il suo amico Giulio ha a che fare con un problema di affido del figlio Adriano, negatogli dalla madre.

In generale la gestione dei figli è difficile e debole la struttura della coppia (delle varie coppie raccontate). Anche il sesso non ha più quella attrattiva che potremmo aspettarci: ridotto a puro istinto, si accompagna a una privazione di coscienza. Così avviene a Guadalupa, scelta da Lorenza perché “secondo la saggezza occidentale”(!) una settimana ai tropici è in grado di risolvere ogni problema sentimentale. L’incontro nell’hotel con una coppia di olandesi degenera in uno scambio e una volta conclusa la notte di sesso, non resta che indifferenza e minima cortesia.

Un filone importante del romanzo, come abbiamo anticipato, è costituito dalla ricerca che il protagonista-narratore fa circa il suo progetto di scrivere un libro sull’atomica, che stenta a decollare perché nessuno sembra stia aspettando un altro libro sull’argomento.

Nella seconda parte, “Le nuvole” riprende il racconto della ricerca degli americani di dove sganciare l’atomica e di come fosse scartata la città di Kokura perché coperta da una nuvola. Poi ci si focalizza sulla vicenda di Terumi Tanaka, un ragazzo di Nagasaki sopravvissuto e della sua ricerca con la madre di parenti in vita o defunti, raccontata dallo stesso Terumi, ormai novantenne, grazie alla connessione wi-fi. Progressivamente la situazione psicologica del protagonista degenera: passa da una città all’altra, sempre in albergo. Per la precarietà e l’ansia non riesce a portare avanti il suo libro sulla bomba, ma a questo punto c’è una svolta: Paolo è costretto a subire un’operazione agli occhi. Durante il ricovero a Roma confessa alla moglie, che gli è stata sempre vicina, i suoi errori temendo di arrivare al finale del suo matrimonio; ma Lorenza lo rassicura spiegandogli che nulla di ciò che lui fa può suscitare la sua riprovazione.

Questa parte finale del secondo capitolo, oltre alla riconciliazione dei due coniugi, illustra anche il ritrovato rapporto tra il protagonista e il figlio di Lorenza: ricordando giochi ed esperienze fatti insieme, per la prima volta gli sembra costituire una paternità.

Nella terza parte, “Le radiazioni”, ritroviamo Giulio, che si rivela essere un vero amico, insieme al protagonista a Hiroshima per l’anniversario dell’esplosione dell’atomica. Sono stupiti che alla cerimonia, piuttosto fredda e formale, non siano stati menzionati gli americani, come se la bomba fosse venuta dal nulla, o come una punizione divina. Il 9 agosto sono a Nagasaki, dove si svolge una cerimonia identica a quella del 6, quindi poco coinvolgente. Tutto però cambia quando Paolo incontra Tanaka e osserva il tutto con gli occhi di lui bambino. Il narratore riporta questo pensiero, allora scritto sul telefono: “si possono piangere nella storia di un solo bambino le sorti di tutta l’umanità”. A questo pensiero si associa l’idea delle radiazioni emesse dai morti, una continuità nel tempo esposta da una giovane donna, Moon, che domanda a Paolo perché voglia scrivere sulla bomba di Nagasaki. La risposta viene in mente allo scrittore sull’aereo che li riporta in Europa: “scrivo di ogni cosa che mi ha fatto piangere”.

Questi due pensieri costituirebbero il senso profondo del romanzo: resta al lettore aderire al primo e commentare il secondo.

Questo romanzo presenta quindi sfondi e situazioni cupe, il terrorismo e i problemi climatici per il presente, per il passato lo scoppio e le conseguenze dell’atomica. A livello individuale trovo originale e coinvolgente la storia drammatica di Christian, un allievo di Paolo, geniale, ma psicologicamente fragile; suggestionato dalle spiegazioni sulle piante in grado di minacciare l’ecosistema, si convince di essere assalito da una pianta invasiva, l’ailanto, e si suicida, provocando nel protagonista una sorta di allucinazione e sensi di colpa. Tuttavia, se vogliamo trovare una speranza, essa si riscontra nelle figure dei figli: Adriano, il figlio di Giulio, è un bimbo intelligente e volitivo, Eugenio, il figliastro di Paolo, un giovane tranquillo e affettuoso. Idealmente a essi si affianca Tanaka, ragazzino in fuga dallo scoppio nucleare, che cammina insieme alla madre tra le rovine di Nagasaki in cerca della zia e degli altri parenti. Situazioni che dimostrano l’umanità del narratore-scrittore, a onta della sua tendenza a non sottolineare gli aspetti drammatici di quanto racconta: infatti riporta come banalmente annotato sul telefono, il concetto portante del romanzo, che la storia di un solo bambino vale quanto quella dell’intera umanità.

Valentina Berengo ideatrice di Scrittori a domicilio

Anche la spiegazione circa di che cosa scrive (“ogni cosa che mi ha fatto piangere”) svela il coinvolgimento emotivo dello scrittore e fa da contraltare alla presunta oggettività dei dati di Novelli, che, tenendo una rubrica su un settimanale non proprio scientifico, si comporta come una star (questo purtroppo è successo durante il Covid in tv per molti scienziati).

Tasmania

Paolo Giordano

Einaudi, Supercoralli, Torino 2022

 pp. 272, €  19,50

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E ascoltate la registrazione della diretta di Valentina Berengo con Paolo Giordano… una vera chicca.

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Post Author: Valeria Cudini

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