Recensione del film “Decision to leave”

Torna il cinema del grandissimo regista coreano Park Chan-Wook che già ci aveva stupito nel 2003 con Old Boy, vincitore del Gran Prix al 57° Festival di Cannes, per proseguire a conquistare il pubblico internazionale con Lady Vendetta (2005); Bakjwi – Thirst (2009) vincitore del Gran Premio della Giuria al 62° Festival di Cannes; Stoker(2013), che ha segnato il suo debutto a Hollywood; e Mademoisell e(2016) che, oltre a essere in concorso al 69° Festival di Cannes, ha anche vinto il premio come miglior film non in lingua inglese alla 71a edizione dei BAFTA.

Con Decision to leave, distribuito da Lucky Red e presente in tutte le sale cinematografiche italiane dal 2 febbraio, il regista dichiara che la sua intenzione è stata quella di “realizzare un film che progressivamente e in modo quasi impercettibile coinvolgesse il pubblico catturandone l’attenzione […] Decision to leave è un film per adulti. Anziché raccontare la storia di una perdita come evento tragico, ho cercato di raccontarla con leggerezza, eleganza e umorismo…”.

Noi il film lo abbiamo visto qualche settimana fa in anteprima per voi e, senza spoilerare nulla, possiamo solo dirvi che vi stupirà. Difficile abbiate mai visto qualcosa del genere.

Assolutamente innovativo nella sua complessa unicità. Per palati raffinati che sanno capire il cinema

di Valeria Cudini

Cominciamo subito col dire che Decision to leave non è un film facile. È spiazzante perché imprevedibile e difficile da inquadrare in un genere preciso. Probabilmente perché, ad analizzarlo a fondo, ci si potrebbe spingere a dire che in questo caso il regista, che è anche sceneggiatore, si inventa un genere che spazia dal drammatico-poliziesco al noir passando per il mélo condito di umorismo. Il tutto realizzato con un’eleganza e una delicatezza di cui solo un grande artista come Park Chan-Wook è capace.

Un sunto della trama

Ma partiamo dalla storia. Senza svelarvi troppo però perché avrete così tanto da vedere e da godervi attimo per attimo che sarebbe un peccato dirvi più del dovuto.

La trama è solo apparentemente semplice. Il detective Hae Jun (un misuratissimo Park Hae-il) indaga sulla morte di un uomo precipitato in modo misterioso da una montagna. La giovane vedova della vittima è la sfuggente Seo-Rae (una magnetica Tang Wei) da subito principale sospettata dell’omicidio del marito. La donna, infatti, non mostra alcuna sofferenza per la scomparsa dell’uomo.

Hae Jun, sin dal primo incontro con Seo-Rae, ne è rapito. Il suo personaggio sarà, da quel primo incontro in poi, sempre in bilico tra il dover portare avanti le indagini con correttezza e serietà professionale e la passione sconvolgente che lo spinge verso Seo-Rae.

Suggestioni e commenti

Lo spettatore resterà catturato dal complesso e travolgente intreccio di sentimenti che legherà progressivamente i due protagonisti del film. Tutto questo avverrà di pari passi alla crescita della suspence legata al procedere delle indagini.

Il mistero che avvolge Seo-Rae risulterà, inoltre, amplificato anche dalla questione della diversità di lingua parlata: lei è cinese e quindi capita che talvolta il suo coreano strampalato crei un cortocircuito senza però inficiare la manifestazione delle sue intenzioni. Il suo personaggio è affascinante e magnetico anche per la sua sfrontatezza.

Di contro c’è tutta l’eleganza, l’educazione e la delicatezza del detective Hae Jun che dà vita a un personaggio che si distacca totalmente dalle caratteristiche del genere poliziesco. È un personaggio in evoluzione i cui mutamenti interiori sono svelati con piccolissimi gesti e particolari che mostrano come pian piano i suoi sentimenti si facciano confusi e a poco a poco crollino le sue certezze.

Sorprende non poco (o forse no?) la scelta dell’Academy di non portare agli Oscar questo film nella cinquina del miglior film internazionale. Un vero peccato che però la dice lunga sul concetto di cinema oggi.

Decision to leave è, a nostro avviso, un film maestoso e, come tale, forse spaventa per la visionarietà che lo proietta nel futuro. Chissà quali altre stupefacenti sorprese ci regalerà il genio di Park Chan-Wook.

Post Author: Valeria Cudini

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