RECENSIONE IN ANTEPRIMA DI “SECRET LOVE”, UN MELO’ RAFFINATO E STRUGGENTE

Secret Love, il cui titolo originale è Mothering Sunday, chiamato così perché è il giorno di permesso che i datori di lavoro danno alla servitù per recarsi a fare visita alle loro madri, arriva nelle nostre sale cinematografiche  domani 20 luglio. Prodotto da Lucky Red in collaborazione con 3 Marys Entertainment, il film della regista Eva Husson è già stato presentato al Festival di Cannes, al TIFF Festival Internazionale del Film di Toronto, al BFI London Film Festival e alla Festa del Cinema di Roma.

La pellicola vede protagonisti Odessa Young; la star della serie tv The Crown Josh O’ Connor, il Premio Oscar Olivia Colman, il Premio Oscar Colin Firth e il Premio Oscar Glenda Jackson.

La sceneggiatura non è originale in quanto il film è tratto dal romanzo Mothering Sunday di Graham Swift e in Italia è edito da Neri Pozza con il titolo Un giorno di festa.

Noi di alpassocoitempi.com lo abbiamo visto in anteprima per voi.

Ecco la nostra recensione

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di Valeria Cudini

Mothering Day, titolo originale del film, è il giorno di permesso che i datori di lavoro, ai tempi in cui è ambientato il film – per la precisione in una calda giornata della primavera del 1924 – davano al personale di servizio. Jane (Odessa Young), la domestica dei ricchi signori Niven (Colin Firth e Olivia Coleman), è orfana e non può usare in modo convenzionale il giorno di riposo che le è stato offerto. Ha in mente di passarlo in giro in bici per poi fermarsi a leggere nell’erba della bellissima campagna inglese. Ma a casa dei Niven arriva una telefonata: è Paul, l’amante di Jane, che la invita a casa sua a trascorrere la giornata.

Jane finge che la chiamata ricevuta sia stata un errore per non destare sospetti nei suoi padroni di casa anche perché Paul (Josh O’ Connor, l’attore di The Crown) è figlio di amici dei Niven. Il ragazzo, anch’egli benestante, sarà a breve costretto a un matrimonio di convenienza con Emma Hobday (Emma D’Arcy), che aveva una storia, seppur non ufficializzata, con il fratello maggiore di John.

Ma facciamo un passo indietro. 

I Niven, gli Sheringham e gli Hobday sono tre famiglie dell’alta società nell’Inghilterra del primo Novecento. Vicini di casa e abituati a organizzare picnic insieme, i tre nuclei famigliari sono totalmente distrutti dallo scoppio della guerra.

Il film prende avvio nel 1924, quando due dei fratelli Sheringham e i due figli Niven sono morti sul campo di battaglia. L’unico sopravvissuto è appunto Paul che vive portandosi addosso questo terribile fardello.

L’amore tra Jane e Paul dura ormai in segreto da diversi anni. Noi spettatori ne siamo partecipi solo in parte, ma ciò che possiamo coglierne è la sua purezza, un sentimento che non ha bisogno di essere filtrato da niente. Jane e Paul possono dirsi tutto ciò che vogliono e vivere a pieno anche la loro sessualità senza inibizione alcuna. Attenzione: non c’è assolutamente da scandalizzarsi perché anche i rapporti amorosi sono trattati con garbo ed eleganza grazie alla pregevolissima fotografia e al montaggio perfetto.

C’è quasi una maniacalità nel descrivere i dettagli sia fisici di Jane osservata e spogliata da Paul sia degli oggetti e, per le scene girate all’esterno, della natura.

In un film in cui aleggia costantemente la morte e una cupezza di fondo che ottenebra gli animi dei personaggi riesce a emergere una vitalità piena sottolineata con cura da quest’attenzione al dettaglio e impreziosita dall’accompagnamento della colonna sonora.

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A incarnare una tale freschezza vitale è Jane di cui ci pare sentire e vedere passare leggero il vento tra i capelli o accendersi una luce negli occhi.

Jane che non ha niente da perdere, perché è nata avendo già perso tutto, sublimerà il suo amore per i suoi amati e per la vita nella scrittura.

Eleganza e poeticità stilistica grazie alla preziosa mano di regia e sceneggiatura

La regia della Husson insieme alla scrittura della Birch, che ha elegantemente adattato il romanzo di Graham Swift, ci regalano un melò che scardina, pur riproponendone le caratteristiche base, il tipico melodramma in costume. Il risultato è un’eleganza e una poeticità stilistica dove tutto trova il suo respiro anche in un’aria che pare essere soffocante.

I personaggi, le loro vicende, i loro stati d’animo paiono nutrirsi dell’ambiente e viceversa. Il sapiente lavoro di montaggio riesce a legare ogni singolo particolare e a donargli un senso preciso. Un fiore, un lenzuolo che sventola, un alito di vento, la cenere che cade diventano immagini intrise di significato, mai banali.

Il mio parere sul film e sulle prove attoriali

Il ritmo della prima parte del film è forse eccessivamente lento e il film risulta a tratti manieristico, ma nella seconda parte il puzzle della vita di Jane si ricompone dei pezzi del passato alternati alle vicende in divenire del suo presente.

La pellicola, pur non essendo una sceneggiatura originale, risulta autentica, singolare. Un film non per tutti i palati, altamente introspettivo, raffinato, struggente.

Due parole sugli interpreti. Odessa Young è ipnotica, bellissima e la sua fisicità dà corpo e sostanza al ruolo che interpreta, a mio avviso, alla perfezione.

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Josh O’ Connor è bravissimo, il suo sguardo è poetico, malizioso e triste allo stesso tempo. La sua fisicità particolare accompagna una prova attoriale originale e non facile.

Colin Firth ha una piccola parte ma molto significativa e complessa. Qui si vede tutta l’esperienza del grande attore che, con delicatezza, caratterizza un personaggio che si aggrappa alla vita volendone ancora scorgere i lati positivi. Lo fa in punta di piedi, quasi sussurrando. Anche nei momenti di sconforto il suo personaggio, e quindi anche la sua recitazione, sono misurati ma mai freddi.

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Piccola ma toccante anche la parte dell’attrice premio Oscar Olivia Colman, a cui è affidato, forse, il momento più significativo del film, quello, secondo me, che è chiave di lettura dell’intera storia.

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Intenso il cameo dell’altra attrice premio Oscar, Glenda Jackson.

Assolutamente nella parte, difficile, seppur con un piccolo ruolo, Emma D’Arcy.

Sope Dirisiu è un bravo attore ma a mio parere non è adatto alla parte che gli è stata affidata.

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Post Author: Valeria Cudini

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