Robotica, la grande opportunità da sfruttare

Perché nel nostro Paese una materia così importante, prevista anche dal Piano Nazionale Scuola Digitale, passa in secondo piano? Eppure la robotica offrirebbe l’opportunità di sviluppare competenze in moltissimi settori proprio a partire dai più giovani. Di questo e di molto altro si “discute” in questo pezzo che merita un’attenzione particolare

di Marco Cerani*

Attraverso una singola materia è arduo insegnarne un’altra. Mediante la robotica, invece, possono essere fornite nozioni teoriche ed elementi pratici di tutte le altre materie. È forse un assunto non veridico e prevaricatore?

Il Piano Nazionale Scuola Digitale prevede l’insegnamento della robotica eppure…

No, è dimostrato e dimostrabile! L’Italia, in teoria, è tra i primi Paesi al mondo ad aver avviato l’introduzione strutturale nelle scuole dei concetti base dell’informatica. Grazie a strumenti, risorse e software open source gli studenti possono avvicinarsi alla programmazione informatica. Il Piano Nazionale Scuola Digitale è previsto anche dalla normativa europea ed è introdotto dalla Legge n. 107/2015 c.d. sulla “Buona Scuola” e prevede un’appropriata educazione al pensiero computazionale che va al di là dell’alfabetizzazione digitale essenziale – carente o inesistente nella gran parte della popolazione -, affinché le nuove generazioni siano in grado di affrontare la società del presente e del futuro non da consumatori passivi e ignari di tecnologie e servizi, ma da soggetti consapevoli di tutti gli aspetti in gioco.

Le competenze europee a cui si riferisce il progetto sono: competenza matematica e competenze di base in scienza, tecnologia, competenza digitale, spirito d’iniziativa e imprenditorialità con l’approccio alla risoluzione di problemi attraverso l’analisi della situazione, la proposta di soluzioni, la scelta tra più opzioni e, ancora, la capacità di prendere decisioni, agire con flessibilità, progettare e pianificare.

Un’opportunità per gli studenti di spaziare in più ambiti e acquisire multicompetenze

L’uso didattico di queste tecnologie può offrire agli studenti la possibilità d’investigare e conoscere concetti che appaiono astratti o difficili da comprendere. In particolare il carattere multidisciplinare della robotica avvicina gli studenti all’informatica, alla meccanica, ai circuiti elettrici, alla fisica, all’elettronica analogica e digitale, alla matematica, all’inglese, a tutte le materie scientifiche (biologia, meteorologia ecc.), all’etica delle tecnologie applicate. E ancora: alla lingua italiana, alla musica, all’educazione fisica…

Perché la robotica passa in secondo piano?

La robotica lavora necessariamente per problem-solving e su compiti di realtà. Benché questa materia esista sembra passare in secondo piano rispetto alle proposte tradizionali. Qual è il motivo?

Mancanza di spazi? Disinteresse dei dirigenti e dei docenti? Disinteresse della politica?

Non possiamo dimenticare i ragazzi del bar di Ivrea trasferitisi negli States. Era il 2003 e il prodotto del loro ingegno è ora conosciuto da tutti, utilizzato da molti e del tutto open source. Abbiamo sentito parlare di smart city e la sensazione che si ha è che chi ha proposto un obiettivo così poco smart non abbia compreso le reali difficoltà di una tale trasformazione, del tema in oggetto e dei costi.

Vero è che parte dei costi ricadono sempre sul cittadino, basti pensare all’odierno cambio di tipologia di trasmissione delle reti televisive per fare spazio al 5G (quinta generazione telefonia mobile). IoT, “l’internet delle cose”, è sistema base delle smart city, eppure l’idea di internet è demonizzata da alcuni come fosse uno strumento pericoloso, intrusivo, anti privacy.

Internet il male assoluto? Su che cosa si basa questo assunto?

Tra la gente c’è molta confusione sul concetto di privacy e sul fatto che internet sia il male assoluto. Nella rete c’è la proiezione di ciò che nel mondo è reale. Con strumenti e conoscenze adeguati ci si può “difendere”.

L’Italia è il Paese del “pezzo di carta”, che dimentica che il “ciabattino” senza diploma può insegnare un lavoro come nessun altro può fare. E, nella valanga di parole e concetti come lotta alla demotivazione e al drop-out (in questo senso chi lascia la scuola senza terminare il ciclo di studi), il “ciabattino” diviene un importante pilastro della comunità.

Il futuro contrastante la precarietà, la disoccupazione, la devianza si traduce oggi più che mai in ecologia, robotica, e nei “trapassati” mestieri. Abbiamo le chiavi del successo, ma quelle porte sono ancora chiuse mentre sono sempre aperte quelle dei nuovi poli di raduno: i centri commerciali.

L’Italia è il Paese della burocrazia e degli acronimi (DAD, FAD, PAI, PIA, LEAD, POF, PON…) nonché di lunghi progetti scritti fatti di copia e incolla per giustificare delle comprovate valenze tecnico-scientifiche ed educative. In contemporanea agisce con superbia prevaricatrice un netto cambio degli obiettivi primari delle persone che partono dai genitori e si riflettono sulle nuove generazioni.

Gli odierni studi sociologici comprovano il cambiamento già avvenuto e sempre più incalzante con l’aggravante dell’innalzamento di muri difensivi del proprio “orticello” familiare, lavorativo, istituzionale. I genitori sempre più presenti nelle scuole sono parte integrante di un cambiamento che è in netto ritardo sui tempi del villaggio globale, e mentre proliferano tavoli di lavoro, il nostro Paese viene venduto pezzo dopo pezzo a multinazionali straniere.

Le nuove opportunità per i giovani ci sono, dobbiamo fargliele conoscere

Le università sono off-limits alle visite guidate dettate dalla volontà, seppur di pochi, di far conoscere alle nuove generazioni possibili sbocchi lavorativi, gli studi in essere eccetera. Gli sponsor per troppi sono altrettanto demoni da evitare, eppure grazie ai loro investimenti, seppur con una precisa connotazione di mero interesse, hanno dato ai territori “miracoli” altrimenti non realizzabili.

Se si vuole guardare a un domani, sempre in ritardo, basta ai preconcetti, al partitismo, a chi è sempre su un piedistallo, agli orticelli…

L’Italia, consta d’innumerevoli persone con straordinarie competenze nei settori più disparati. Perché non dare loro degli “spazi”, farne tesoro e motivo di orgoglio?

*Marco Cerani

Nato a Milano, classe 1964, libero professionista. Se il sistema socio-economico non cambierà a ritmo incalzante chiuderà, come troppi, l’attività. Insegna robotica nelle scuole di tutti gli ordini e gradi.
Per informazioni sulla robotica potete scrivere a: 64.posta@gmail.com

Post Author: Valeria Cudini

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