RECENSIONE IN ANTEPRIMA DI “DEANDRÉ#DEANDRÉ – STORIA DI UN IMPIEGATO”

“DEANDRÉ#DEANDRÉ – Storia di un impiegato” è il film documentario presentato come evento speciale nella sezione Fuori Concorso della 78 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia il 10 settembre scorso. È diretto da Roberta Lena, prodotto da Intersuoni, Nuvole Production e Nexo Digital e distribuito in collaborazione con i Media Partner Radio Capital, MYMovies.it e Rockol.it. La produzione artistica e gli arrangiamenti sono a cura di Cristiano De André e Stefano Melone.

Sarà nelle sale cinematografiche a partire da oggi 25 ottobre fino al 27 compreso. Una chicca assoluta da non perdere

di Valeria Cudini

Il cantautore italiano Fabrizio De André con suo figlio Cristiano, che sta suonando la chitarra, su una spiaggia. Italia, Sardegna, 1978

Il film “DEANDRÉ#DEANDRÉ – Storia di un impiegato” analizza la figura di Fabrizio De André da un punto di vista assolutamente inedito attraverso la memoria del figlio Cristiano che racconta episodi particolari della vita del padre, memorie di cui mai è stata fatta parola, emozioni e sentimenti all’origine della creatività del cantautore. In più, nel film si racconta di tutta quella comunità di artisti che ha popolato negli anni la casa in Sardegna dove il concept/album “Storia di un impiegato”, pubblicato nel 1973 (scritto con Giuseppe Bentivoglio e Nicola Piovani) da De André, è stato concepito, ovvero quando Cristiano era ancora un bambino.

Il film è incentrato proprio sul concerto/spettacolo del concept-album di De André che il figlio Cristiano – apprezzato sullo stesso palco sia dal pubblico sia dal padre Fabrizio – ha riarrangiato con mano sapiente e portato in un tour di grande successo durato due anni. 

La pellicola documentario propone documenti inediti, immagini di repertorio relative agli anni della contestazione, musica e la partecipazione esclusiva, oltre a Cristiano De André di Filippo De André e Dori Ghezzi.

La regista Roberta Lena, già autrice dello spettacolo/concerto, indaga, attraverso quanto racconta il figlio Cristiano, come sia stato il rapporto con suo padre. Si tratta di un punto di vista particolarissimo che pone una visione totalmente diversa a quella che noi amanti di De André siamo abituati a conoscere. Il film è complesso – del resto non sarebbe potuto essere altrimenti data la figura di De André – e mette a dura prova lo spettatore da un punto di vista emotivo e per la riflessione e i continui spunti che offre sulla vita.

Il cantautore italiano Fabrizio De Andrè con la moglie Enrica Rignon detta Puny e il figlio Cristiano che suona la chitarra classica mentre sono seduti in casa sul divano. Italia, 1970

Dalle stesse parole di De André, di cui ascoltiamo spezzoni d’interviste, interventi ed esibizioni cantautorali, traiamo questa celeberrima citazione: “Voi non avete fermato il vento gli avete fatto perdere tempo”. Fabrizio De André si rivolgeva al potere parlando di che cosa ci fosse rimasto del ’68 e precisava che realizzare l’album “Storia di un impiegato” gli aveva consentito di compiere la sua più grande rivoluzione: “Già è stato difficile da borghese diventare anarchico, ma il vero lavoro è stato da individualista diventare collettivista”.

A noi amanti di De André questo film restituisce un artista ancor più sfaccettato e ci consegna un’eredità artista e politica di inestimabile valore.
Personalmente ho avvertito quasi un senso di inadeguatezza rispetto a un uomo che ha visto un po’ più in là degli altri. C’è tanta ammirazione e stima per un artista che ci ha donato parole così vere, testimonianza di un’epoca e spesso assoluta verità di ogni tempo.

Consiglio, anche se ci sono davvero pochi giorni, di non perdere la visione di  “DEANDRÉ#DEANDRÉ – Storia di un impiegato”.

Il cantautore italiano Fabrizio De André con il figlio Cristiano seduti su una spiaggia mentre suonano e cantano insieme. Italia, Sardegna, 1978

Post Author: Valeria Cudini

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