“À LA CARTE”: MOSTRA PERSONALE DI DORA PERINI

Il MIART, terminato ieri a Milano, è stato occasione per condurci in un viaggio attraverso prestigiose gallerie d’arte che accolgono mostre particolarissime e di altissimo profilo, spesso provenienti dall’estero. È questo il caso della Galleria londinese Des Bains che ha portato nella città meneghina la personale di Dora Perini “À la Carte” curata dall’architetto Riccardo Rizzetto e visitabile fino al 24 settembre prossimo presso lo spazio Maroncelli 12

Noi di #alpassocoitempi siamo andati a vederla in anteprima per voi

di Valeria Cudini

Dora Perini nel suo studio

Sono stata invitata all’inaugurazione e anteprima per la stampa della mostra personale di Dora Perini “À la Carte” nello spazio espositivo Maroncelli 12 di Milano dall’ufficio stampa e comunicazione che risponde al nome di Marta Ascani. Questo privilegio mi ha dato l’occasione di poter gustare con calma tutto il calibrato ma ricco menu offerto ai visitatori dall’artista Perini. Non sono un’esperta d’arte, ma un’appassionata curiosa sì, e devo confessare che non conoscevo quest’artista né tantomeno la sua storia personale. A mia discolpa, e in parte a mio vantaggio, credo che a volte questo possa essere un bene. Dal mio punto di vista uno sguardo vergine e privo di sovrastrutture e/o condizionamenti può facilitare un’immersione totale nell’atmosfera che le opere di un’artista suscitano anche grazie alla cornice in cui sono collocate.

Un dialogo costante tra opere d’arte e spazio

Opere d’arte e allestimento, infatti, come accade in modo decisamente marcato per la personale della Perini, fanno parte integrante di un progetto inclusivo e di cui anche lo spettatore meno consapevole non può non accorgersi. Questo per dire che l’allestimento pensato dal curatore della mostra risponde perfettamente, credo, a quanto Perini intendeva mettere in scena. Sì, perché varcando la soglia dello Spazio Maroncelli si avverte subito forte l’impressione di entrare a far parte di una rappresentazione. Non so se accostargli il termine teatrale sia corretto, ma è indubbio che ci sia un desiderio di rappresentazione di un vissuto complesso fatto di elementi materici e non, suggeriti ed evocati sia dalle opere esposte sia, moltissimo, dalla loro disposizione all’interno degli spazi. E allora accade che i diversi linguaggi artistici che Perini propone in mostra – pittura, scultura, fotografia e installazioni – dialoghino tra loro e con lo spazio entro cui sono immersi. “Ogni pezzo è collegato all’altro dal filo conduttore del desiderio di guarigione – spiega Riccardo Rizzetto, architetto e art director curatore di À la Carte – che è anche un viaggio guidato dall’esperienza personale dell’artista attraverso traumi e processi di guarigione, nei quali il tema dell’alimentazione è centrale”.

Dora Perini nel suo studio immersa nelle sue opere

Fat Lady e Taglio, rappresentazioni iconiche dell’artista

Attraverso queste parole entriamo nel vivo dei temi che l’artista vuole condividere con noi: mettersi a nudo nella sua esperienza personale fatta di cibo e di malattia, di sofferenza e tagli, ma anche di un processo di rinascita e guarigione. Questi opposti sono tanti fili che tessono una trama andando a comporre le sfaccettature del quadro che è la rappresentazione di Dora stessa. Dora è tutto quanto lei stessa rappresenta sulla tela, nelle sue installazioni, nei video, nelle fotografie e in tutte le forme di arte che sceglie di mostrare a noi. Dora è una donna (classe 1995) che, a dispetto della sua giovanissima età, ha già vissuto molte vite in cui i concetti di Fat Lady e di Taglio sono stati, e sono tuttora, la raffigurazione visiva e intima del suo vissuto e che, proprio in quanto costanti che si ripetono in differenti declinazioni, assurgono in un certo qual modo al ruolo di archetipi.

Organi interni

Il corpo deformato e la sua rappresentazione sono il fulcro della narrazione

La sensazione di un corpo ferito e della difficoltà conseguente a instaurare un rapporto sereno con la propria corporeità, l’ho percepita in modo violento e quasi orrorifico osservando l’opera dal titolo Organi interni. Si tratta di un’installazione realizzata in metallo, gomma piuma dipinta e specchi che rimanda a un’idea di nudità deforme e volutamente avvolta in una gabbia dove ciò che prevale è il rosso e i lacci che avvolgono gli organi interni. L’installazione diventa il fulcro da cui guardare tutto il resto delle opere, che si fanno satelliti riflessi dallo specchio/opera attraverso cui vedere con un filtro tutte le diverse declinazioni del corpo. Per esempio gli enormi corpi nudi e deformi di Dimensions e la sensazione di vuoto suggerita dal sorprendente vaso in ceramica Fiore in buco. Oppure, ancora, Glitch, il cui nome, non a caso, significa “guasto”. Il corpo che Dora raffigura è appunto un corpo “guastato” dai troppi pasti divorati di Pasto assolto, ma è anche un corpo che è guarito attraverso le ferite e i tagli che, dopo il dimagrimento, le hanno restituito una nuova identità.

L’artista si racconta attraverso le sue opere, cura e memoria di sé

Glitch
Dimensions
Pasto assolto

La creatività di Dora si esprime nel racconto del disagio del suo disturbo alimentare, il binge-ing (abbuffarsi) e nel proporre al visitatore un menu À la Carte perl’appunto, all’interno del quale scegliere come comporre il proprio pasto. Liberarsi dei tanti chili in eccesso (50 per la precisione) attraverso un duro percorso terapeutico fatto di ricoveri, diete, terapie, interventi chirurgici per ridurre la pelle in eccesso ha significato per l’artista realizzare che il peso non era in realtà il vero problema. “Non ci sono risposte semplici a domande complesse” sostiene Dora Perini ma, da quanto racconta, la sua vita non potrà mai essere lineare. Il suo successo sta nell’essere riuscita a trasformare lo sguardo con cui affrontare le diverse sfide che le si parano davanti. L’arte cura e cuce quelle ferite che, se non fossero visibili in maniera così forte e disturbante anche nelle sue opere, sottrarrebbero parti dell’identità di Dora il cui corpo è scrigno testimone di un passato che non può e non deve essere dimenticato.

Post Author: Valeria Cudini

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