I giovani iraniani sognano libertà e diritti

Chi è Ebrahim Raisi: intervista a Virginia Pishbin

Ebrahim Raisi è stato appena eletto nuovo presidente dell’Iran. Abbiamo ascoltato Virginia Pishbin, sostenitrice e simpatizzante della Resistenza iraniana, e membro dell’associazione Giovani iraniani residenti in Italia, per illustrarci chi è il presidente appena eletto, ex capo dell’ufficio nazionale d’ispezione (1994-2004) e già presidente della Corte Suprema (2019-2021).
In genere sui mezzi di informazione tradizionale l’Iran viene descritto in contrapposizione a Israele, Stati Uniti e Arabia Saudita. Difficilmente si trovano articoli di approfondimento che ne raccontino le ingiustizie, le torture, le condanne a morte. Nel rapporto 2020-21 di Amnesty International si afferma che:
“in Bahrein, Egitto, Iran e Marocco, le autorità hanno fatto ricorso al regime d’isolamento prolungato e indefinito, che spesso corrisponde a una forma di tortura, per punire i prigionieri per le loro opinioni o discorsi politici o per estorcere loro “confessioni”.
Con la nostra intervista vogliamo mettere in luce i processi iniqui, le ingiustizie e fare luce su alcuni importanti temi a poche settimane dall’elezione del nuovo presidente iraniano Ebrahim Raisi

di Alessandro Delfiore

Virginia, che cosa puoi raccontarci delle elezioni che si sono appena tenute?

Queste elezioni possono essere definite storiche. Hanno segnato un record dal 1979 – anno in cui si è instaurata la teocrazia islamica – a oggi, talmente è stata bassa l’affluenza alle urne, tanto che il regime stesso è stato costretto ad ammettere che, nonostante i brogli elettorali, oltre la metà degli aventi diritto al voto ha boicottato le elezioni, ossia per loro si è presentato il 49%.

Faccio una piccola premessa: non si può parlare di elezioni, perché per sua stessa natura, il regime applica una potente “selezione” dei candidati che, giurano lealtà alla costituzione islamica e alla sovranità del “velayat-e faqih” ossia del “giurisperito della legge coranica”, al secolo Ali Khamenei. Giusto per capirci: in qualsiasi totalitarismo le elezioni sono una farsa.

In questo caso specifico, grazie a 1200 giornalisti indipendenti che hanno inviato all’emittente della resistenza Simaye Azadi (emittente della libertà) oltre 3500 report da tutto il Paese, in cui si è registrato il deserto nelle sedi di votazione, si è stimato che il dato del boicottaggio si è aggirato intorno al 90%, e la stessa Ansa, seppur basandosi su dati del regime, ha dovuto ammettere che nella sola città di Teheran, la capitale, il boicottaggio delle elezioni è stato intorno al 73%.

Una manifestazione della Resistenza iraniana

Chi è Ebrahim Raisi e che cosa può fare per il Paese?

Ebrahim Raisi  è stato a capo del potere giudiziario negli ultimi anni, a lui dobbiamo gli oltre 12mila arresti arbitrari delle ultime grandi manifestazioni del novembre 2019.

Ha iniziato a lavorare per il regime come interrogatore a soli 19 anni, ha preso parte in maniera attiva nell’estate del 1988 quando partecipò come membro delle “commissioni della morte” che decretarono la condanna capitale di oltre 30mila prigionieri politici a seguito di giudizi arbitrari in processi lampo di 1 minuto, in cui si è deciso, tra gli altri, della vita di donne incinte quasi al termine della gravidanza, prigionieri che avevano già scontato la pena e che non sono stati rilasciati al termine della detenzione e minori.

Ebrahim Raisi, meglio noto come il macellaio di Teheran o l’assassino del massacro del 1988, per il Paese non può fare nulla di buono, è stato scelto da Khamenei perché il regime si sta armando prima dell’ultimo scontro. Raisi è una sicurezza per Khamenei perché così è sicuro che in caso di nuove rivolte ci sarà una forte repressione.

Il regime sta serrando i ranghi, c’è stata una vera e propria epurazione senza precedenti nella selezione dei candidati; tra le stesse fila dei suoi fedeli sono stati messi da parte molti elementi soprattutto dei cosiddetti riformisti ma non solo.

Dal 2017 i mullah al potere si sono resi edotti della situazione esplosiva, infatti il Paese è stato teatro di rivolte antigovernative su scala nazionale, con slogan chiari come: “Abbasso il dittatore”, “Abbasso il Velayat-e-faqih”, “Riformisti, principalisti la storia è finita”.

In particolare in tre momenti abbiamo visto grandi manifestazioni pacifiche, segnate da migliaia di arresti arbitrari e uccisioni tra il dicembre 2017 e il gennaio 2018, una nel novembre del 2019 con oltre 1500 morti e una nel gennaio 2020.

C’è la mano di Ali Khamenei, la guida spirituale dell’Iran, su queste elezioni?

Ovviamente sì, i candidati vengono selezionati a partire da un organo che è il Consiglio dei guardiani, formato da dodici elementi, sei dei quali direttamente nominati dal leader spirituale supremo, ossia Khamenei, mentre gli altri sei elementi sono nominati dal capo della magistratura che, a sua volta, è nominato dallo stesso Ali Khamenei.

Si può costituzionalmente cambiare la situazione in corso? Come i giovani iraniani possono avere maggiore libertà?

Come possiamo pensare di cambiare la situazione in corso basandoci su di una costituzione antidemocratica di stampo integralista islamico, che riconosce al leader supremo il potere assoluto, che legalizza la misoginia come negli articoli 20 e 21 in cui alle donne vengono concessi i diritti nei   limiti concessi dalla sharia, che contempla l’instaurazione di un califfato islamico, che da Teheran attraverso Karbala in Iraq raggiunga Gerusalemme? Quest’ultimo è l’elemento su cui il governo dei mullah basa la sua politica di espansionismo in tutta la regione Mediorientale come possiamo osservare dalle continue ingerenze nella politica di altri stati sovrani, appoggiando e finanziando gruppi estremisti islamici che dall’Iraq alla Siria, passando per il Libano e la Palestina giungono fino allo Yemen.

Tutte queste velleità sono contemplate nella Costituzione, su cui giurano sia l’ala dei cosiddetti riformisti sia quella dei conservatori. La fazione dei riformisti è stata creata ad hoc per poter abbindolare lo stesso popolo dando la speranza di poter riformare l’idea del regime dall’interno. Impossibile vista la lealtà giurata dagli stessi riformisti verso la sovranità del leader spirituale supremo e il suo potere assoluto. Tutto questo per evitare che sempre più persone guardassero alla forza di opposizione della resistenza e, d’altro canto, creando il falso mito della teocrazia moderata evidente ossimoro, si è riusciti a perpetrare con le potenze straniere una politica di appeasement, cioè di accondiscendenza, che ha fatto slittare il processo di reale democratizzazione del Paese di decenni, tanto più che per i 42 anni di regime l’ala riformista è stata per più tempo al potere, senza l’ombra di alcuna riforma.

Come non ricordare che sotto “il riformistaRohani, l’Iran ha mantenuto e implementato i suoi tristi primati quali, quello di esecuzioni capitali pro capite oltre 4300 superiore alla stessa Cina da un punto di vista demografico, il maggior numeri di esecuzioni capitali tra le donne (117)  e  di minori.

Quali i candidati migliori che sono stati esclusi?

Sottolineerei come non possano essere definiti migliori o peggiori candidati che hanno superato la selezione in basi ai criteri sopracitati.

La nuova amministrazione americana potrebbe avere un cambio di passo rispetto alla precedente?

Non c’è stato per ora nessun cambio di passo per quanto riguarda le politiche reali dell’amministrazione Biden rispetto a quella Trump. Si può solo dire che c’è stato un timido riallineamento verso una ripresa del Nuclear Deal, ma dalla prima conferenza stampa di Raisi in cui ha parlato della volontà di non dialogare con l’Occidente pare che sia lo stesso regime a non piegarsi.

Ciò che auspica il Consiglio nazionale della resistenza sia riguardo l’Unione europea sia gli Stati Uniti d’America è che si decidano a sostenere realmente la giusta lotta della popolazione in Iran per la libertà e la democrazia abbandonando la politica di accondiscendenza che rende solo più forte e brutale la repressione interna e più imminenti e pericolose le velleità espansionistiche iraniane.

È bene ricordare come durante l’amministrazione Obama, quando per le strade dell’Iran venivano brutalmente represse le rivolte popolari, il silenzio assordante di Obama e del suo gabinetto è stato aspramente contestato dal popolo e i manifestanti urlavano lo slogan “Obama ya ba un-a, ya ba mah” “OBAMA O CON LORO riferito al regime O CON NOI” ma il presidente Obama non prese mai una posizione.

Quali saranno i rapporti del nuovo presidente con Israele?

Sul punto di vista di Raisi rispetto ai rapporti con Israele non saprei dire. Vero è che si conosce sin troppo bene il punto di vista iraniano sull’annientamento dello stato di Israele. Ai tempi Ahmadinejad propugnava l’intento di cancellarlo dalle carte geografiche, ma il punto è che il popolo palestinese è vittima due volte. L’Iran ha solo reso ancora più desolato e lungo il processo di emancipazione del popolo palestinese, potenziando e finanziando i gruppi islamisti come Hamas e Jihad che tutto hanno fatto meno che gli interessi del popolo e non hanno fatto altro che ritardare il giorno in cui verranno riconosciuti i legittimi diritti dei Palestinesi.

Un tuo auspicio per un Iran più libero.

Il mio più grande auspicio non riguarda solo l’Iran in quanto Paese, ma un cambiamento nelle dinamiche alla base dei processi geopolitici. Non è infatti ammissibile che per meri scopi economici e di scambi commerciali si baratti la libertà e la sopravvivenza di un popolo, tanto più così giovane come quello iraniano. La cappa di ostracismo verso il sovvertimento di questo stato di cose dato da una disumana politica di accondiscendenza, creata solo per mantenere al potere un ottimo partner economico, l’assordante silenzio mediatico sulla situazione iraniana, rotto qua e là da “reportage conniventi” in cui ci si limita alla traduzione della stampa di regime, spacciando per vere notizie faziose mantengono lo stato di cose intatto e dannatamente ingiusto.

Il mio auspicio è che si illuminino le guerre dimenticate insieme al predominio incontrollato in nome di una religione creata ad hoc, in cui un manipolo di scellerati autoproclamatisi Dio, possono decidere impunemente del bene e del male di una nazione di 80 milioni di persone senza che lo sdegno si sollevi.

Ecco il mio auspicio: un vero e proprio ribaltamento delle regole del gioco, e la persecuzione per crimini contro l’umanità di tutti i nazisti religiosi che hanno governato e governano inspiegabilmente l’Iran, un Paese ricco di storia, cultura e culla di una grandiosa civiltà.

Grazie Virginia, buona fortuna nell’istanza per un Iran più libero, democratico e in cui i cittadini possano esprimersi senza paura di ritorsioni.

Post Author: Valeria Cudini

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