A tu per tu con… Intervista a Nicola Virdis, il comico muto

Oggi per il blog #alpassocoitempi intervistiamo Nicola Virdis, artista di 38 anni originario di Sassari, diventato famoso con Turn Around nel programma Italia’s Got Talent di Italia 1. Nicola è un comico muto, giocoliere, performer, artista di circo contemporaneo diplomato alla Scuola di Cirko Vertigo di Torino. È ormai un artista famoso in Italia. Siamo riusciti a intervistarlo e a farci raccontare molte cose sulla sua vita e le sue emozioni a partire da quel Golden Buzzer che gli ha cambiato la vita

di Alessandro Delfiore

L’anno scorso è arrivato il successo con Italia’s Got Talent. Che cosa ci puoi raccontare di questa fantastica esperienza?

«È stato incredibile, non mi aspettavo questo successo. Le audition sono state un momento davvero indimenticabile perché non credevo che il mio numero Turn Around, che fa parte dello spettacolo Quello che i nerd non dicono, 2 minuti su 70 minuti di spettacolo di visual comic in chiave anni Ottanta potesse piacere così tanto. Mi ricordo che la sera che hanno mandato in onda le audition cercavo in tutti i modi di poterlo condividere, di rendere partecipi tutti i miei amici, ma invece mi sono esplosi Instagram, Facebook, i social. Italia’s Got Talent ha fatto partire la Turn Around Challenge ed è successo di tutto: video da varie parti d’Italia, di Europa, del mondo. Tutti che imitavano lo sketch, gente che girava con la macchina in rotatoria, un ragazzo in una gara di judo che ha finito la gara, ha fatto il saluto e ha fatto turn around. I barbieri che fanno girare i clienti sulla poltrona, gente che lo fa in verticale sulle mani, i cani… Ne ho viste di tutti i colori, veramente una risposta incredibile, un affetto grandioso da parte di tutti quelli che hanno visto la puntata. Sui social la puntata e il mio numero sono arrivati sulla pagina Facebook di Italia’s Got Talent con 5.300.000 di visualizzazioni… dei numeri incredibili. In semifinale con un pezzo particolare, poi, è arrivato il Golden Buzzer. Ero lì senza parole anche se il mio personaggio non parla mai, non potevo credere aquello che stavo vedendo, che stesse capitando a me. Cinque golden buzzer vanno a cinque concorrenti in tutta la trasmissione e io ero uno di quelli. Poi la finale, un po’ travagliata, un po’ assurda, poi il terzo posto! Incredibile! Chi avrebbe mai pensato che sarei salito sul podio di Italia’s Got Talent 2019? Eppure ci sono stato. Sono grato a tutto lo staff, agli autori, ai giudici, sono grato a Lodovica Comello che mi ha regalato questo Golden Buzzer che è un regalo di Pasqua, Natale, e compleanno tutti insieme. Quindi grazie, è stata un’esperienza unica e irripetibile».

Nicola Virdis – Turn Around – Golden Buzzer di Lodovica Comello


Ci puoi raccontare che cosa ti ha guidato a scegliere di studiare alla Scuola di Cirko Vertigo di Torino?

«Ho iniziato con la giocoleria a 16 anni per caso a casa di mia nonna grazie a mio zio Michele, ma è una passione che piano piano mi ha travolto, mi ha portato dentro un tunnel coloratissimo, bellissimo. Così, scherzando, inizio a fare i primi spettacoli col naso rosso, mi appassiono alla giocoleria, compro attrezzi nuovi (le clav, gli anelli) fino a che arrivi a un punto che non ti basta mai, perché la giocoleria è un continuo affrontare i propri limiti. Il giocoliere ha due mani e si dice che si fa giocoleria quando si fanno girare tre oggetti quindi uno in più delle mie mani. Tre, quattro, cinque palline, non mi bastava mai. Poi nel 2004 mi è arrivata la notizia che la scuola di circo dove studiava un mio caro amico apriva le selezioni per un nuovo biennio. Io ero già nel mondo dell’animazione turistica, in piazza, spettacoli leggeri, anche se da lì stavo mettendo le basi per la mia carriera artistica. Arrivano le selezioni, parto dalla Sardegna col borsone in nave (sono sempre i migliori viaggi) e da lì una prova fisica molto combattuta perché non è che abbia un gran fisico, ho la F di fisico. Mi mancano parecchi muscoli e chilogrammi. Il numero è stato un po’ difficile – al giocoliere se tremano le mani e sudano, si fa fatica con le palline, c’è tensione -. Il numero non è andato benissimo, ma con il colloquio personale ho tirato fuori il meglio di me perché quando vuoi una cosa, smuovi le emozioni in un modo molto bello. Sono tornato a Sassari e poco dopo mi hanno chiamato, quindi sono partito per due anni di studio in un biennio professionale pazzesco, preparazione fisica, acrobatica, teatro, canto, danza classica, trapezio, tessuti, filo teso, giocoleria, clown, ne ho viste davvero di tutti i colori e vado molto fiero delle scelte che ho fatto in quell’anno grazie a quelle tre palline».

Nicola Virdis durante una performance

Sei un comico muto. Da dove nasce questa voglia di tornare a una comicità quasi in bianco e nero? Ti ispiri a Charlie Chaplin?

«La scelta di un personaggio muto è stata casuale. Con la scuola di circo la prima volta ho fatto un workshop con Leo Bassi, un clown fenomenale dirompente e provocatore. Ci ha fatto fare un esercizio in cui non dovevi parlare, cercare di far ridere, cercare di essere seguito e di farti seguire solo con azioni, senza la parola. Con la parola è molto facile. Da lì mi sono appassiono al fatto di non parlare, il personaggio all’inizio era molto elegante, con la ventiquattrore (che è rimasta nello spettacolo teatrale), un personaggio che non parlava, con la giocoleria, nella sua pausa pranzo. Da lì mi appassiono sempre di più a questo numero, siamo nel 2005-2006, il nerd è arrivato nel 2009, il debutto con lo spettacolo teatrale. Mi piace tanto Charlie Chaplin, Buster Keaton, vado matto per Stanlio e Ollio, ma l’ispirazione è una cosa che mi è arrivata dal niente, un fattore di mimica. Ci sono tante cose che ti portano a fare delle scelte, loro sono dei muri portanti della comicità non verbale».

La tua performance si sposa perfettamente con il teatro. Ci racconti qualcosa in più del tuo spettacolo Quello che i nerd non dicono?

Quello che i nerd non dicono nasce grazie a una collaborazione con Bruno Furnari e Gigi Saronni, due storici attori di Zelig. Bruno vede uno dei miei numeri e dice – Qui c’è tanto da lavorare -, se vuoi ti stringo la mano e iniziamo un percorso insieme. Così nel 2009 è nato lo spettacolo che era un po’ particolare, non come adesso, che è avvitato, abbiamo stretto i bulloni. Quello che i nerd non dicono racconta la vita quotidiana di un personaggio che è attaccato agli anni Ottanta, lui è consapevole di vivere nel mondo odierno. Lo spettacolo racconta la sua vita, la sua giornata tipo, si sveglia, beve il caffè, ascolta un po’ di radio, guarda la televisione prima di andare a lavorare. Affronta le emozioni in un modo particolare, ha sempre tanti problemi che risolve in un modo tutto suo e racconta il tutto con due frasi fondamentali per il mio personaggio e per me: Non importa quello che fai ma come lo fai, frase molto importante che ho imparato da un grande clown Vladirossi e il motto del nerd: Se sai perdere, forse hai già vinto. Con queste due frasi, lui si racconta in settanta minuti di spettacolo senza mai dire una parola.

Quello che i nerd non dicono è uno spettacolo adatto a tutti perché è un personaggio clownesco che fa ridere i bambini, piace molto agli adulti, rispolvera gli anni Ottanta fatti di musica, musicassette, balli che rispolverano quei meravigliosi anni Ottanta.

Nicola Virdis e la musicassetta Anni 80

Il tuo spettacolo è esportabile anche all’estero? Che cosa ci puoi raccontare delle tue esperienze in Spagna, Germania e Romania?

«Poi è arrivata la chiamata da altri talent e ho portato il mio personaggio in Spagna, Germania, Romania. Da poco sono stato in Francia, ma questo lo racconteremo alla prossima occasione. La prima tappa che ho fatto è stata la Germania ed è stato inaspettato per me vedere la reazione del pubblico e dire: – E allora funziona! -, cioè il fatto di credere tantissimo nel tuo personaggio,  perché per me è come un fratello gemello. Chi mi conosce sa che quando metto gli occhiali e indosso quel maglione, non parlo più.

Sono stato anche a Vienna e a Bratislava in un cabaret. Vedere che il tuo personaggio funziona è una cosa che… all’inizio non ci credi. Poi dici: – No Nicò, l’hai voluto questo personaggio, l’hai tanto desiderato, coltivato, allenato… – È pazzesco vedere la risposta. Incredibile la risposta spagnola, fenomenale, non mi aspettavo una risposta così forte dal pubblico spagnolo. Esperienze uniche. Sto lavorando per portare l’intero spettacolo teatrale fuori dall’Italia, ci sto davvero credendo nonostante questo periodo difficile. Sono sicuro che ce la farò, è uno dei miei obiettivi».

Sei cresciuto a Sassari. C’è qualcosa della tua infanzia che ti ha fatto dire: “il circo, il teatro sono la mia vita”?

«Sì, nato e cresciuto a Sassari. Elementari, medie e superiori, due anni di università fatta malissimo. Ma… è nato tutto per sbaglio! Ho una foto alla scuola materna vestito da clown, sono irriconoscibile perché sono stra truccato con un vestitone enorme e mia mamma mi dice: “Ti ho portato al circo una volta”. E ho una foto con un clown favoloso, un clown americano con la calotta in testa con il trucco gigantesco e gli occhiali enormi, il tipico clown da circo americano. Mia mamma mi ha detto: “Mai ti avessi portato al circo!”. Ma è nato per caso, io suonavo la batteria – andava di pari passo con la giocoleria – poi ha vinto la giocoleria, suono ancora la batteria che ho a casa. Ma poi la giocoleria mi ha fatto conoscere il clown, questo personaggio fantastico con la maschera più piccola del mondo, il poterti divertire con la maschera. Da lì è nato il tutto ma non era affatto preventivato».

La tua famiglia è fondamentale per te. Tua moglie e le tue figlie ti seguono in giro per l’Italia e per il Mondo? E gli amici di Sassari?

«La famiglia sì è importantissima, le mie tre donne di casa – mia moglie e le mie due figlie – sono una parte anche a livello artistico. Sono fondamentali. Le mie figlie sono fonte di ispirazione, mia moglie mi supporta e mi sopporta da tanti anni. Anche lei è una trampoliera, anche se lei è quella che ha studiato: è una progettista culturale. Dietro un grande uomo, c’è sempre una grande donna, confermo, confermo. Non mi seguono in giro per il mondo ma quando posso portarle, le porto. Incide la questione economica, noi artisti viviamo in un mondo abbastanza particolare. Ho molti amici a Sassari, dove torno spesso. Coltivo le amicizie attraverso i social, telefonate, videochiamate, ho amici con cui mi sento dalle elementari, dalle medie, anche se sono passati parecchi anni. Sono molto contento di questo, quindi grazie amici, è davvero bello! Tra amici e famiglia mi ritengo un uomo molto fortunato».

Il Golden Buzzer. Quel momento in cui la tua vita artistica è cambiata. Cosa pensavi in quei momenti?

«Io ero lì. Mara Maionchi ha detto: – Va in finale Il Coro -. Lì mi cade un po’ tutto, però mi dico:   –Nicola, sei in semifinale a Italia’s Got Talent, ma cosa stai dicendo? -, il mio personaggio ha subito reagito con il sorriso verso gli amici, che non erano degli avversari, erano amici. E poi Mara Maionchi dice:  –A me questa cosa che Virdis non va in finale non mi piace -. Io ho avuto un momento che ho detto: – Vabbè, dai grazie comunque a tutti -. Poi vedere la Comello che avanza, Ludovica che era alla mia sinistra, giù dal palco vedo che avanza verso il tavolo dei giudici, dico: Non ci credo e poi prinuncia quella bellissima frase:  –Concedimi la licenza poetica… Virdis, please don’t go -. Ma finché non ha premuto quel tasto, non ci credi. Quando l’ha schiacciato, lì mi è caduto tutto, mi sono davvero emozionato, ho rischiato di piangere – sarei stato felice di piangere -, però il mio personaggio ha continuato. Un po’ ho ceduto, in quei frame si vede perché è davvero inaspettato, non puoi prevedere una cosa del genere. Sono tornato in albergo con i coriandoli in tasca. E dico: – Pazzesco, a me? A me? -. Tuttora è un regalone di vita.

Il Covid-19 sta danneggiando il mondo artistico e dello spettacolo. Qual è il tuo messaggio per tutti i lavoratori precari che non riescono a lavorare in questo periodo?
«Questione Covid? Sì in questo momento la difficoltà è altissima per noi artisti perché ci si ritrova ad avere viaggi annullati, date annullate, tante cose annullate, troppe cose. Che cosa mi dico e che cosa dico agli altri? Bisogna resistere, esistere. (R)esistere. È il momento dove bisogna guardare il lavoro svolto, guardare agli obiettivi, mettersene di nuovi, creare, scrivere, incidere. È adesso il momento giusto per riassestarsi anche se poi c’è il Dio Denaro che prende il sopravvento. Le bollette, le tasse bisogna pagarle ma non mollare adesso perché poi sarà più bello».

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

«I miei progetti per il futuro? Mah, sinceramente non li ho, non me li sono mai posti, ma sono contento così. Mi piacerebbe davvero tanto portare il mio personaggio in giro per il mondo perché è un’opportunità unica, ho capito che questo mio fratello gemello mai avuto, perché sono figlio unico, mi ha aperto parecchie strade, porte, portoni, cancelli e quindi spero che grazie a lui possa, magari, arrivare in un altro Continente. Poi mi piacerebbe potesse concretizzarsi un progetto grosso ma non lo voglio dire».

Che cosa ti piacerebbe fare tra dieci anni?
«Tra dieci anni? Ecco questa mi piace. Tra dieci anni, fantastico! Mia figlia sarà maggiorenne e l’altra sarà alle superiori. Io avrò quasi 50 anni e sicuramente continuerò questo viaggio nel mondo dell’arte, dello spettacolo, creerò, avrò creato chissà quante altre cose e chissà, vivrò ancora in Italia? Sarò tornato in Sardegna? Sarò a Miami? Non lo so, una domanda così è tosta, ma già pensare che la mia figlia sarà maggiorenne, e l’altra in prima superiore… Avrò tanta esperienza alle spalle, mi fa ben sognare!»

Grazie Nicola, a gonfie vele per il tuo futuro artistico. Come si dice a Sassari: “A zent’anni”,. buona fortuna e continua così con la tua comicità delicata che regala sempre una risata.

«Grazie a te, grazie a voi, grazie a chi leggerà questa intervista, davvero grazie perché è un’opportunità fantastica in questo momento poter parlare, potersi raccontare con qualcuno quindi un grazie lo faccio a voi che siete sempre presenti nei diversi spettacoli, grazie pubblico!»

Post Author: Valeria Cudini

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