In mostra – “L’avventura dell’arte nuova |anni 60-80. Cioni Carpi | Gianni Melotti”

Alla Fondazione Ragghianti di Lucca sono in corso due mostre particolarissime di due artisti contemporanei poliedrici: Cioni Carpi e Gianni Melotti. La loro sperimentazione passa per il cinema, il teatro, la fotografia e l’arte in molte differenti declinazioni. Le mostre saranno aperte fino al 6 gennaio 2021. Per chi ama l’arte contemporanea non scontata sono sue chicche davvero imperdibili! Approfittate perché ancora le mostre d’arte sono visitabili

di Francesca Ratti

La Fondazione Centro Studi sull’Arte Licia e Carlo Ludovico Ragghianti di Lucca, ha inaugurato, presso il Complesso Monumentale di San Micheletto, L’avventura dell’arte nuova|anni 60-80. Cioni Carpi|Gianni Melotti, un connubio di due mostre contemporanee che hanno l’intento di indagare gli anni Sessanta, Settanta e Ottanta del Novecento, periodi di grande fermento nell’arte italiana, e di riscoprire le figure due artisti poliedrici, Cioni Carpi e Gianni Melotti, molto attivi rispettivamente a Milano e Firenze.

Le mostre sono visitabili dal 3 ottobre 2020 al 6 gennaio 2021 e sono accompagnate da due cataloghi editi da Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’Arte.

La sperimentazione di Cioni Carpi a cura di Angela Madesani

Cioni Carpi, Ritratto dell’artista con ombra su muro (1957-1975)

La prima mostra, che ci mostra le sperimentazioni di Cioni Carpi, vanta la curatela di Angela Madesani.

Cioni Carpi, nome d’arte di Eugenio Carpi de’ Resmini (Milano, 1923-2011) è figlio di Aldo Carpi, pittore e storico direttore dell’Accademia di Brera, fratello di Fiorenzo, noto musicista, e di Pinin, scrittore e illustratore per l’infanzia.

Negli anni Cinquanta a Parigi inizia a dedicarsi alla pittura, si trasferisce in seguito ad Haiti, poi a New York e infine in Canada, dove vive fino alla metà degli anni Sessanta, quando torna a Milano in maniera definitiva.

Negli Usa Cioni incontra la regista Maya Deren e inizia a realizzare film d’artista

Negli Stati Uniti ha la fortuna di incontrare Maya Deren, una regista statunitense originaria dell’Ucraina, che lo orienterà verso la sperimentazione cinematografica, e dove Cioni avrà un posto di eccellenza. Infatti, dal 1959 al 1980 realizzerà numerosi film d’artista, i quali sono tuttora ospitati dai più importanti archivi al mondo, tra cui quello del MoMA di New York.

Cioni e il teatro: la prima scenografia per la rappresentazione de L’Istruttoria di Peter Weiss al Piccolo di Milano

Altro terreno di sperimentazione di Carpi sarà rappresentato dal teatro. Sarà sua, infatti, nel 1966, la prima scenografia costituita da un filmato, per la rappresentazione de L’Istruttoria di Peter Weiss al Piccolo Teatro di Milano, girato nel campo di concentramento in cui era stato ucciso il fratello Paolo.

Tra la fine degli anni Sessanta e i Settanta, Cioni collabora anche con alcuni compositori, tra cui Angelo Paccagnini, Giacomo Manzoni e Bruno Maderna, per i quali realizza filmati e proiezioni.

La Cineteca di Milano, nel 2002, ha restaurato i film di Carpi facendoli divenire parte integrante del proprio patrimonio, e la casa editrice Il Castoro ha editato una pubblicazione loro riguardante.

Cioni e la Narrative Art: fotografia, installazioni, proiezioni di luce e video

A completamento della propria ricerca concettuale, l’artista, unico italiano oltre a Franco Vaccari a far parte del gruppo della Narrative Art, ha utilizzato la fotografia, le installazioni, le proiezioni di luce e il video. Partecipa anche alla Biennale di Venezia nel 1978 e nel 1980 in  due mostre a lui dedicate e curate da Vittorio Fagone, con il quale stringe un rapporto di stima e stretta collaborazione.

In mostra dipinti, lavori fotografici, filmati, disegni, progetti e libri

La mostra che la Fondazione Ragghianti gli dedica comprende una quarantina di opere di grandi dimensioni, tra dipinti, installazioni, lavori fotografici, filmati, disegni, progetti e libri creati in unica copia, che rappresentano il percorso artistico di Carpi dagli anni Sessanta agli anni Ottanta, ma anche documenti e cataloghi delle opere.

Le opere della Collezione Panza di Biumo

Rivestono un’importanza particolare le nove opere della Collezione Panza di Biumo, costituite da testi e fotografie su carta, come le quattro Trasfigurazioni/Sparizioni (1966-1974) e Abbiamo creato atipici sistemi (1963-1974); Seshspass 01 (Sequoia semper virens) (1976) e Palinsesto 2 (1963), lavori su carta per la cui composizione Carpi utilizzò vari materiali.

Cioni Carpi, Abbiamo creato atipici sistemi 1963-1974
Cioni Carp, Sehspass 01. (Sequoia semper virens)

Molto importanti sono, inoltre, alcune fotografie e composizioni costituite da immagini e disegni che ci rimandano la multiforme poetica e la statura intellettuale dell’artista, molto spesso performer delle proprie opere dai titoli davvero surreali, come quelle realizzate tra il 1963 e il 1976, tra le quali ricordiamo: Me ne tornavo ai luoghi sfatti della memoria, Lasciatemi  vedere una cellula viva del vostro cervello, dove l’artista si ritrae come clown, grazie anche ai suoi trascorsi come attore e mimo (aveva studiato con Jacques Lecoq) e Cadendo mi spezzai le braccia e le gambe mentre saltavo di palo in frasca.

Meritano una menzione speciale anche le pitture su tela degli anni Ottanta come Pontypridd con stanza rossa che appartenenti al ciclo Le città distanti, complesse utopie spaziali; Blue piantine 3 Palinsesto 10 e Blue Painting 5 Palinsesto 12 (1973), forme geometriche che riemergono da pitture precedenti.

L’arazzo in chiave contemporanea

Vi sono poi le opere che propongono il concetto di arazzo in chiave contemporanea. Vere e proprie strisce di iuta su cui sono applicate fotografie stampate su carta o stoffa e disegni, accompagnati da lunghe scritte che spiegano l’opera: Va, gira, guarda (1979) e Ga-ga-gaak,  suono del linguaggio internazionale dei polli che significa “Attenzione-pericolo!”.

La retrospettiva su Gianni Melotti a cura di Paolo Antognoli

Melotti, Foto Fluida 1983

La seconda mostra a cura di Paolo Emilio Antognoli,  riguardal’opera di Gianni Melotti (Firenze, 1953) nel suo primo decennio di attività, dal 1974 al 1984.

Essa ci presenta i risultati della ricerca storica e archivistica inedita svolta al fine di indagare l’artista sia nel suo sviluppo storico-artistico sia nei rapporti che egli ebbe con artisti legati da amicizia e collaborazione, come Lanfranco Baldi, Luciano Bartolini, Giuseppe Chiari, Mario Mariotti e altri artisti quali Bill Viola legati alla sua esperienza in art/tapes/22, studio dedito alla produzione di videotapes per artisti di cui Melotti nel 1974 diventa il fotografo. Queste fotografie sono in gran parte conservate all’ASAC della Biennale di Venezia.

Melotti, Gli angoli della Biennale 1976

La retrospettiva indaga la sperimentazione dei primi dieci anni di attività dell’artista

La retrospettiva vuole documentare lo sviluppo dei primi dieci anni di attività dell’opera artistica di Melotti, iniziando dalle sperimentazioni cameraless (inibitore di fotocamera) in bianco e nero, fino a giungere alle sue coloratissime opere tridimensionali, realizzate con materiali cibachrome (procedimento di stampa fotografica a colori positivo-positivo a distruzione di colorante ad elevatissima stabilità cromatica) su tessuti decorati.

Coinvolti nella sperimentazione anche artisti dell’avanguardia internazionale

Attorno agli spazi come art/tapes/22 video tapes production, Zona non profit art space, la Galleria Schema, la Galleria Area e la Casa Editrice e Libreria Centro Di Firenze, negli anni Settanta, si sviluppa un nuovo circuito artistico e culturale, che favorisce la nascita di un clima di sperimentazione, che interessa tutta la regione e non solo, e che coinvolge grandi artisti dell’avanguardia internazionale come Vito Acconci, Chris Burden, Daniel Buren, Urs Lüthi, Joan Jonas, Joseph Kosuth, Jannis Kounnellis, Nam June Paik, Giulio Paolini, Robert Rauschenberg.

In questi centri-chiave per l’arte contemporanea si sviluppa un un’ambiente incline all’interazione tra differenti attività artistiche e culturali, quali l’architettura e design radicale, editoria, cinema d’artista, video, musica contemporanea e i nuovi off-media, come il disco, il libro d’artista, il multiplo.

Possiamo dire, senza ombra di smentita, che Gianni Melotti ha incarnato tutto questo grazie al suo linguaggio concettuale dai risultati originali e trasgressivi.

In esposizione una trentina di opere di Melotti

La Fondazione Ragghianti espone una trentina di opere dell’artista, tra cui 9.30/10.30, opera d’esordio del 1975, Giallo (1979), un’installazione site-specific con fotografie e testi ambientata in un parcheggio genovese, Gli angoli della Biennale (1976), una serie di fotografie dedicate a Pier Luigi Tazzi riferite al Corners Portaraits di Irving Penn, Came as you are/Jacket and necktie (1981), fotografiee film super8 in loop che affrontano il tema del rapporto di coppia, la dia-proiezione di Uovo fritto (1980) per la piazza fiorentina di Santo Spirito, Ritratti nella rete (1982), serie di polaroid che Melotti scatta agli amici mascherati con una calza a rete, la cui teoria espressa è quella del network come arte prima dell’avvento del personal computer, Foto fluida (1983) una serie di cinque videografie, Pelle/Pellicola (1987-1989) tre lavori in silicone trasparente, sul supporto tra opera e cornice.

Melotti, Come as you are/Jacket and necktie

Carpi e Melotti due sperimentatori della corrente Anni 70-80 dal percorso poliedrico

Cioni Carpi e Gianni Melotti sono due artisti molto diversi, ma nello stesso tempo accomunati da un’eccezionale vena creativa che si esprime attraverso opere multiformi realizzate con innumerevoli materiali che identificano la corrente di sperimentazione degli anni Sessanta-Ottanta in una maniera esemplare, mostrando un percorso multisfaccettato e a tratti sorprendente.

Post Author: Francesca Ratti

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