Dove sono andati a finire i sogni? Recensione in anteprima de “Il teatro dei sogni” di Andrea De Carlo (La nave di Teseo)

Esce domani 24 settembre l’ultimo romanzo di Andrea De Carlo Il teatro dei sogni per La nave di Teseo (432 pp., 20 euro). Una storia dissacrante sulla nostra società, su che cosa siamo diventati. L’analisi di De Carlo passa attraverso quattro personaggi: due della politica, una giornalista d’assalto e un marchese irriverente che, grazie alla scoperta di un teatro antico, accenderà la miccia della vicenda

di Valeria Cudini

Uno sguardo disincantato e terribilmente lucido quello che Andrea De Carlo posa sulla nostra società e, nello specifico, su un certo modo di far politica e televisione. Un frullatore in continua funzione quello dentro cui, a vari livelli, siamo finiti o finiremo più o meno tutti se non riprendiamo a nutrire grandi sogni. Se non la smettiamo di triturare tutto quanto ci viene propinato in politica, in tv, nell’amore. Se non la smettiamo di accontentarci.

De Carlo torna da domani 24 settembre in libreria con Il teatro dei sogni edito da La nave di Teseo (pp. 432), un romanzo che ruota intorno alle vicende di quattro personaggi – due uomini e due donne – completamente diversi tra di loro, ma che, per vari motivi, si dovranno “confrontare” o forse, soprattutto per alcuni di questi, sarebbe meglio dire che si dovranno scontrare.

Protagonisti della storia una giornalista d’assalto, un’assessora del partito sovranista, un sindaco e un marchese irriverente

Due sono protagoniste femminili: una è una giornalista d’assalto, Veronica Del Muciaro, a caccia di scoop per il suo programma televisivo trash/spazzatura, l’altra è un personaggio pubblico, una vice-sindaca assessora alla cultura, Annalisa Sarmani, del partito sovranista, il Partito dell’Unione. A contraltare, i due personaggi maschili: un sindaco di un paesino di fantasia del Nord Italia, “il Bozzolato” dell’opposta fazione della Sarmani, esponente del movimento Il Rivolgimento®, e Guiscardo Guidarini un archeologo eccentrico, irriverente e sognatore.

De Carlo descrive i personaggi “dal di dentro” mostrandoceli nelle loro miserie e fragilità

Come De Carlo ha dichiarato in un’intervista per RaiCultura, il suo intento era quello di “descrivere i personaggi dal di dentro […] capendone le intenzioni, perché sono così”. Il ritratto che ne emerge è a volte impietoso altre solidale, soprattutto con le figure femminili che, per quanto possano essere criticate perché incarnano un certo tipo di televisione che l’autore ridicolizza e una classe politica caratterizzata da un livello d’impreparazione a dir poco drammatico, sono donne vittime di un maschilismo imperante, costrette a sgomitare per farsi strada diventando a loro volta pescecani. Tuttavia non sono sempre sono senza scrupoli.

De Carlo ne indaga i sogni non realizzati, le frustrazioni e le motivazioni più o meno profonde del perché queste donne siano diventate in un certo modo. A volte ce le descrive tristi, ansiose, impacciate, con difetti di pronuncia, incapacità di comunicare nel modo corretto.

Si critica un modo di fare comunicazione vuoto e basato solo sul “dire”

Ed è anche da questi passaggi narrativi e attraverso la voce di questi personaggi (l’artificio stilistico a cui De Carlo ricorre è l’uso del discorso indiretto libero) che il lettore percepisce la critica, a tratti più marcata altre volte sottotraccia, a quello che è diventato un modo di fare comunicazione dove non è più importante dare la notizia e verificarne le fonti, bensì farsi ascoltare, anche gridando dei contenuti vuoti e con metodi ben poco ortodossi.

La scoperta del teatro è la miccia che accende lo scontro tra le diverse fazioni

La storia, dicevamo, è ambientata in un paesino come tanti tra la Brianza e il nord est, Cosmarate (Cosmarate di Sotto e Cosmarate di Sopra), che potrebbe essere molto carino se non fosse stato devastato da sale slot, capannoni industriali inutilizzati e che, per una caso del tutto fortuito, ha l’occasione di salire agli onori della cronaca grazie alla recente scoperta di un sito archeologico importante: un teatro ellenico. La notizia del ritrovamento la riceve in anteprima la giornalista Del Muciaro la mattina del primo gennaio in un caffè di Suverso, prospera cittadina di dimensioni maggiori e limitrofa a Cosmarate, dopo essere stata salvata dal soffocamento per una brioche andatale di traverso da quello che scoprirà essere il marchese Guidarini artefice della scoperta nel terreno di sua proprietà.

Tutto parte dal boccone di una brioche andato di traverso

È questo il punto di avvio della storia narrato in modo davvero esilarante. Appena la giornalista si riprende dallo choc dell’“incidente brioche”, farà di tutto per accaparrarsi i favori del marchese decisamente riluttante alle sue lusinghe e sbandiererà a tutti l’appartenenza della scoperta. L’obiettivo della Del Muciaro è lo scoop per il suo programma televisivo, cui faranno seguito una serie di incursioni e interviste dove verrà dato sfoggio di quanto di più becero e trash possa esserci all’interno, ma anche al di fuori di certi programmi televisivi.

Sì, perché a sua volta la scoperta del teatro darà vita a livello politico a una lotta tra le due avverse fazioni politiche che intendono assicurarsi, sotto il “gagliardetto” del proprio Comune,  l’appartenenza del teatro e quindi aggiudicarsi gli appalti per i lavori.

Una riflessione dissacrante sul matrimonio e sull’amore

Senza rivelarvi nulla di più sulla trama e sui colpi di scena che sicuramente vi attendono, vorrei segnalare un passaggio del romanzo dedicato a una riflessione dissacrante sul matrimonio, su che cosa diventi il rapporto di coppia dopo tanti anni passati insieme e su che cosa resti dell’amore: “biancheria intima che dovrebbe essere sexy ed è solo scomoda, bollette, mal di pancia, raffreddori, influenze, pigiami avvilenti, dichiarazione dei redditi, sindromi premestruali, cattivi voti del figlio a scuola, uova di Pasqua con sorprese prevedibili, pandori che fanno ingrassare […]”

Dove è andato a finire l’amore? E dove sono andati a finire i sogni che avevamo? Il narratore/autore ce lo chiede: “Che sogni avete? Da dove vengono? Dalla pubblicità? Da internet? Oppure non ne avete nessuno? Cosa è successo ai sogni? Dove sono andati? Sarà necessaria una catastrofe collettiva, perché si riprenda a sognare? Un blocco del nastro trasportatore che ci trascina verso il nulla?”

Come riprendere in mano le redini di una società allo sfascio?

È necessaria – ci invita a riflettere De Carlo – una catastrofe collettiva affinché si esca da questa melma che ci avvolge? Da una società maschilista, volgare, prevaricatrice? Da una massa che insegue il sensazionalismo, che non ha alcun interesse ad approfondire alcunché, a verificare se quanto le viene raccontato è vero, che si bea del gossip e che vive le vite dei personaggi in vista come se fossero le proprie attraverso uno schermo grande o piccolo che sia?

Quando si ripartirà dalla cultura e riconsidereremo, invece, che le persone hanno grandi sogni e che occorre far di tutto per realizzarli?

Post Author: Valeria Cudini

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