Recensione in anteprima: “Fratello e sorella – Una storia vera” di Diane Keaton (Baldini+Castoldi)

Diane Keaton si mette a nudo e racconta la vita del fratello Randy tenuto nell’ombra per anni per non offuscare la sua immagine di diva di Hollywood. Una confessione piena d’umanità per espiare la colpa di non esserci stata sempre, ma anche una testimonianza sincera d’amore fraterno

di Valeria Cudini

Esce oggi 3 settembre Fratello e sorella – Una storia vera di Diane Keaton per Baldini+Castoldi (euro 17, pp. 192).

Fratello e sorella della Keaton (cognome d’arte, quello vero è Hall) è il secondo libro dopo Then Again (2011) – nelle classifiche dei best-seller per sei settimane – in cui la Keaton raccontava, in parte come in questo, di una famiglia americana – la sua – e del sogno americano.

Memoir, autobiografia, diari, lettere, poesie, riflessioni filosofiche

Ma veniamo a questo libro che si presta a molte definizioni e può tranquillamente rientrare in diverse categorie. Senza dubbio siamo di fronte a della letteratura, ma anche a una storia vera e per questo il libro potrebbe definirsi un memoir o un’autobiografia. Ma non basta.

Fratello e sorella è un bellissimo contenitore, uno scrigno a più scomparti dal quale possiamo attingere pagine di diari, lettere, didascalie di foto, poesie, riflessioni filosofiche sull’esistenza.

In più, se pensiamo a chi l’ha scritto – devo confessare che mi ci sono avvicinata con un certo timore reverenziale perché signori siamo di fronte a Diane Keaton, un’icona del cinema amatissima e per me ancor di più per l’assoluta passione che nutro per i film che ha fatto con Woody Allen – non si può che ritrovare tanto del suo lavoro nel cinema. Le descrizioni degli ambienti, i particolari, lo scavo nelle emozioni sono così puntuali e visive che sembra di leggere una sceneggiatura e si immagina già come potrà essere il girato. Senza tema di smentita penso che Fratello e sorella potrebbe benissimo diventare un film.

La Keaton si mette a nudo e fa il “mea culpa”

Sono rimasta colpita da come un’attrice del calibro della Keaton abbia voluto raccontare la sua vita parlando del rapporto con il suo amato fratello Randy e di quanto abbia scelto di mettersi a nudo facendoci percepire tutto il suo dolore e il senso di colpa per non essere riuscita a capire Randy e a stargli abbastanza vicina per dar spazio alla sua carriera di attrice.

Dai bei ricordi d’infanzia a un dolore che sale

Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire che cosa è accaduto alla famiglia Hall che pareva avere tutte le carte in regola per incarnare il sogno americano.

Diane è la sorella maggiore, da principio ci sono solo lei e Randy che ha due anni in meno. Più avanti arriveranno altre due sorelle, Robin e Dorrie.

Il libro si apre con i ricordi d’infanzia, quelli belli, catturati attraverso la pellicola della macchina fotografica della mamma di Diane e Randy e riproposti nelle foto con didascalie in cui la mamma scrive facendo finta che siano i suoi bambini a parlare.

I due fratellini sono mostrati come inseparabili – pare davvero di osservarli attraverso l’occhio della macchina da presa – di sera condividono storie dal loro letto a castello, sembrano vivere un’infanzia felice.

Scegliere dalla carrellata dei ricordi proposti sulla pagina dalla Keaton non è facile. Mi affido perciò alle sue parole: “Uno dei miei ricordi preferiti è quello in cui Randy tiene la mano di nostra madre mentre ci avventuriamo nel centro di Los Angeles, con le vetrine natalizie in bella mostra”. Ben presto però si capirà che Randy è un bambino particolare: ha una tremenda paura del buio, del rumore degli aerei e fatica a stare insieme agli altri.

Sarà un’escalation in negativo quella di Randy.

Un resoconto puntuale, senza pudore

Il lettore è catapultato dentro la storia in cui si alternano i diari della mamma, le lettere di Randy, di Diane, delle sorelle, della mamma e soprattutto le poesie di Randy e le sue riflessioni sulla vita.

La Keaton ricostruisce con estrema puntualità, senza pudore i particolari anche più scomodi della vita del fratello – e conseguentemente della sua – che per molti anni ha osservato da lontano e ha volutamente nascosto agli occhi dei riflettori tutti puntati su di lei, star indiscussa di Hollywood. “Volevo essere una diva. Volevo che tanta gente, tanti sconosciuti, mi amassero. Randy era all’opposto. Più andava avanti più diventava il barbone della strada, la chiacchiera del vicinato”.

L’ascesa di Diane corrispondente alla discesa agli inferi di Randy

I due fratelli così vicini prendono appunto strade opposte: al clamoroso successo della premio Oscar nel 1978 per Io e Annie è inversamente proporzionale la caduta libera nella solitudine e nell’alcol di Randy. Randy che non vuole farsi curare, Randy che difende la sua libertà di essere quello che è anche se, in realtà, né lui né i suoi cari riescono a capire veramente chi e come sia. “La verità è che non ho mai saputo in che modo Randy vivesse qualsiasi cosa […] Randy era tutto una contraddizione e sfuggiva a un’ovvia analisi”,ci racconta la Keaton. E Randy in un suo dei suoi tanti scritti ci riporta tutto il suo disagio nell’aver compreso di aver a che fare con un disturbo mentale che gli appare però confuso, difficile da afferrare e definire: “La verità è che sono cresciuto tanto confuso dalla passione e dal desiderio al punto da odiare la mia stessa carne e temere i miei pensieri. Forse parte del mio cervello mancava già alla nascita”. E ancora: “Vivere a volte mi fa star male… la vita delle persone mi uccide. È strano. È come se vivessimo su un rasoio e quando cadiamo veniamo tagliati a metà”.

Si potrebbe quasi dire che nelle parole di Randy si avverte la lucidità del folle. Una malattia diagnosticata probabilmente troppo tardi: il disturbo schizoide di personalità e il bipolarismo.

La storia è lunga e sempre più cupa: si passa attraverso tutte le varie fasi dell’alcolismo, delle paranoie e dei pensieri violenti di Randy fino ad arrivare alla diagnosi di cirrosi epatica all’ultimo stadio, al rifiuto del trapianto e poi invece all’opportunità di avere un fegato nuovo, alla sua rinascita e poi, ancora, alla nuova caduta.

Emozioni vere perché il libro è il ritratto fedele degli avvenimenti

La Keaton non si risparmia e non ci risparmia nulla. Mette in campo le sue emozioni, quelle di Randy e della madre e in parte quelle delle sorelle. E lo fa in maniera magistrale, con uno stile impeccabile e, per onore della verità, si affida ai tanti scritti che ha raccolto dalla mamma e da Randy per dimostrarci che ciò che ci narra è tutto assolutamente vero.

Questo spasmodico desiderio di essere sempre autentica è il mea culpa più forte che la Keaton potesse fare, è come se mettendo nero su bianco tutta la verità le si offrisse la possibilità di espiare la colpa di non esserci sempre stata per quel fratello così amato.

Dietro a tanto dolore un incrollabile amore fraterno

Perché la verità è soprattutto questa: non c’è una singola pagina in cui non si avverta tutto l’amore di Diane per quello che nel suo immaginario è rimasto sempre il suo fratellino, il suo compagno di giochi.

“Nessuno può prevedere chi ti toccherà il cuore in maniera tale da cambiare la tua stessa essenza(cit.)

La demenza a uno stadio sempre più avanzato e il sopraggiunto Parkinson hanno paradossalmente offerto a Randy e Diane la possibilità di ritrovarsi.

Randy ricoverato in più strutture assistenziali (da alcune è stato cacciato), soprattutto nella fase iniziale della demenza, azzerando la maggior parte del suo passato con cui non ha mai fatto pace, viene raccontato dalla sorella nella conduzione di un’esistenza più serena, in cui ha imparato a socializzare con gli altri, ha vissuto da protagonista anche alcuni amori, ha scritto tantissime poesie, ha ritrovato il piacere di camminare e di incontrarsi ogni domenica con Diane.

“Nelle mie visite a Randy durante il suo isolamento, non potevo fare a meno di essere coinvolta dal fatto che la vita sia inspiegabile, in una miriade di modi diversi. Nessuno può prevedere chi ti toccherà il cuore in maniera tale da cambiare la tua stessa essenza. E non ci sono risposte concrete al perché noi tutti siamo come siamo. Randy era un mistero. Ma lo ero anch’io”.

Leggete quest’opera, toccherà corde profonde della vostra vita, potrà essere uno spunto per riflettere sui grandi temi filosofici che riguardano l’esistenza umana. Che non sia forse come diceva Randy in uno dei suo tanti scritti che ci riporta la Keaton: “Tutti noi siamo un battito di ciglia tra qui e mai”?

Post Author: Valeria Cudini

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