Kurt Cobain e la sua sanguinante normalità

Una mostra riaperta da poco a Palazzo Medici Riccardi a Firenze celebra con fotografie d’autore l’artista della grunge revolution scomparso, come nella “miglior” tradizione del Club 27, a soli 27 anni

Di Francesca Ratti

5 aprile 1994 Seattle, Stati Uniti.

La quiete apparente in cui, la più grande città dello Stato di Washington, era avvolta in quella giornata di primavera venne all’improvviso squarciata.  Dalla radio locale giunsero le prime confuse notizie, via via sempre più precise, fino alla triste conferma: Kurt Cobain, leader dei Nirvana, era morto all’età di 27 anni, nella sua casa di Seattle, a causa di un colpo di fucile auto inferto alla testa.

Da quel maledetto giorno, il mondo della musica e la vita di milioni di fan non saranno più gli stessi.

Kurt Cobain va ad aggiungersi al sinistro Club 27

Per molte persone, Kurt Cobain era un “maledetto del rock”, andatosi ad aggiungere al famoso e sinistro Club 27, una delle coincidenze più tragiche e misteriose della storia della musica rock: la morte di molti artisti a soli 27 anni.

Robert Johnson (Delta Blues), Brian Jones, Jimmy Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison, Amy Winehouse e, appunto, Kurt Cobain, sono solo alcuni membri di questo oscuro club.

Per altri, invece, Cobain era un eroe, una icona da idolatrare, il portavoce di una generazione, la famosa Generazione X degli Anni ’90.

Non voleva essere il portavoce di nessuno, neanche di se stesso

In realtà, Kurt Cobain non era nulla di tutto questo. 

Non avrebbe voluto essere il portavoce di nessuno, neppure di se stesso.

Figlio di una provincia americana omofoba e misogina, cresciuto in una famiglia disfunzionale e disgregata, intrappolato in un corpo la cui magrezza, nascosta sotto strati e strati di vestiti, esplicitava la sofferenza fisica patita (la scoliosi, lo stomaco sanguinante che non tratteneva il cibo). Cobain era la rappresentazione della più lacerante normalità.

La sua musica, i suoi testi, i suoi diari pieni di appunti, poesie, disegni, pensieri, i suoi particolarissimi quadri, le collezioni di bambole erano pieni di questa normalità e del coraggio di mostrare le proprie fragilità, la propria tristezza e inquietudine.

Un bambino smarrito, iperattivo curato con il Ritalin

Tutto ci riporta a quel bambino smarrito, incapace di superare il divorzio dei propri genitori, talmente iperattivo da dover essere calmato con il Ritalin; a quel ragazzo che per trovare la forza di sopravvivere alla voragine apertasi nel suo animo ricorse all’eroina; all’uomo che per colmare tutto quel vuoto interiore aveva riposto le speranze nell’incontro con Courtney Love, divenuta presto sua moglie e nella nascita della loro figlia Frances Bean.

Ci riportano al suo rapporto con la vita, alla sua incapacità di provare gioia, alla sua voglia di scomparire e quindi al suo rapporto con la morte.

Kurt Cobain©Michael Lavine 2020

Le sue parole, la sua voce continuano a scavare dentro di noi

Dopo ventisei anni dalla sua scomparsa ci rimangono la sua musica e i suoi testi apparentemente così semplici ma così pregni di significati reconditi e così efficaci che continuano a scavare dentro di noi.

Ci rimane la sua voce, il suo urlo disperato che in fondo è anche un po’ il nostro.

Kurt Cobain©Charles Peterson 2020

Album come Nevermind (1991), In utero (1993), l’indimenticabile MTV Unplugged in New York (1994, postumo) hanno cambiato la storia della musica e hanno rappresentato una svolta epocale per una generazione.

Il suo addio disperato e il monito a non spegnere mai il sacro fuoco della passione

Ci rimane la sua lettera d’addio che non rappresenta solo un addio disperato di un uomo alla vita, ma un’occasione di riflessione sulle proprie passioni, su ciò che significa cercare di mantenere la propria integrità intellettuale di artista quando esse divengono lavoro e si scontrano con scadenze e vincoli e arrivano a cancellare la libertà necessaria ed essenziale alla creazione dell’arte stessa.

Rappresenta un ammonimento rivolto a ognuno di noi per avere il coraggio di lasciare vibrare in noi il sacro fuoco della passione, senza dimenticare di esser coerenti con noi stessi e non correre il rischio di perderci.

Ci rimangono le fotografie che lo ritraggono solo, con i Nirvana, con Courtney Love e con Frances Bean.

La mostra a Palazzo Medici Riccardi (2 luglio – 18 ottobre 2020)

Fotografie che si possono  ammirare a Palazzo Medici Riccardi di Firenze dove ha finalmente riaperto il 2 luglio e sarà visitabile fino al 18 ottobre 2020, la mostra Peterson-Lavine / Came as you are. Kurt Cobain and the grunge revolution.

L’esposizione è organizzata e promossa da OEO art e Le Nozze Di Figaro. La mostra, a cura di ONO Arte Contemporanea, è realizzata in collaborazione con Città Metropolitana di Firenze, Comune di Firenze e MUSE Firenze.Davis & Co.

La retrospettiva racconta in 80 foto, delle quali alcune inedite, il Grunge, movimento che si diffuse a Seattle e dintorni alla fine degli Anni ’80 e inizio Anni ’90, Kurt Cobain e i Nirvana in diversi momenti: dalla prima formazione senza Dave Grhol, agli anni del successo fino all’entrata in scena di Courtney Love.

Da un lato le immagini di Charles Preston, fotografo ufficiale della Sub Pop Records POP, la casa discografica dei Nirvana e delle band grunge. Dall’altro, gli scatti di Michael Lavine, celebre fotografo pubblicitario.

Lavine era molto legato a Cobain e alla sua band, avendo contribuito in parte alla realizzazione della copertina di Nevermind.

Sua era l’immagine del dollaro che il neonato ritratto nella foto insegue sott’acqua e suo anche il booklet dello stesso album con le foto del gruppo.

Avrebbe compiuto 53 anni il 20 febbraio scorso Kurt Cobain e, nonostante il tempo sia trascorso inesorabile dal giorno tragico della sua scomparsa, la sua sanguinante normalità ci accompagnerà per sempre.

Meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente
K.C.

Info

La mostra è aperta tutti i giorni, tranne martedì e mercoledì, dalle 10.30 alle 18.30 (ultimo ingresso alle ore 17.30).

Prenotazione obbligatoria alla mail info@palazzomediciriccardi.it (indicando nome, cognome, giorno e orario desiderato) oppure telefonando al numero 0552760552 dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 13.30. È necessario attendere conferma dell’avventura prenotazione.

Post Author: Francesca Ratti

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